Non so da dove cominciare per spiegare tutto quello che mi e' successo in questi ultimi due anni,di certo posso dire che la mia vita e' completamente cambiata, cosi' come il mio modo di pensare di agire ed e' cambiata anche la fiducia che avevo nei rapporti,non solo personali, ma con qualsiasi persona. E' brutto perdere la fiducia nel prossimo chiunque esso sia.
La mia vita era normalissima, un normale lavoro , una casa da pagare una figlia da crescere e un marito con cui dividere tutto, gioie e dolori, come si dice di solito.
Quando mia figlia aveva quattro anni cominciai a pensare di avere un secondo figlio, devo ammettere che mio marito non era molto d'accordo ma poi con un po' di insistenza anche la seconda bambina era in arrivo e tutto andava bene fino al gennaio del 2005. Dopo aver notato molti comportamenti strani da parte di mio marito (usciva la sera per andare a sistemare alcune cose sul lavoro,non si avvicinava piu' a me, non toccava neanche il mio "pancione") gli chiesi delle spiegazioni e lui mi disse che non sapeva piu' cosa provava per me. Io come reazione continuavo a piangere tutte le sere, non mangiavo quasi niente e speravo solo che tutto si sarebbe risolto il giorno del parto. Verso gli inizi di marzo lui decise di andare via di casa per poter pensare meglio io lo appoggiai anche in questa assurda decisione dicendogli pero' che doveva tornare a casa prima della nascita della bambina per farmi stare tranquilla almeno l'ultimo mese di gravidanza. Ma uno che deve andare a "riflettere" puo' invece andare ad abitare con un'altra donna cinque giorni dopo che e' uscito di casa?E da quando ho saputo anche questa cosa il mio umore e' veramente crollato. Non riuscivo piu' a ragionare da sola ma ascoltavo solo i consigli che mi davano i parenti e gli amici, tutti scrupolosamente a pensare alla casa, all'avvocato, al conto in banca, a tutte quelle cose che a me in quel momento non interessavano perche' l'unico pensiero che avevo era quello di rivedere mio marito tornare a casa con le valigie e sentire il suo abbraccio e la sua voce che mi rassicurava che tutto andava bene. Ma invece sono dovuta andare dall'avvocato con un pancione di otto mesi per tutelare la mia bambina piu' grande nel momento in cui io sarei mancata da casa per andare a partorire. E intanto il tempo passava e il giorno del parto era previsto per la fine di maggio, l'unico modo che avevo per sciogliere il suo cuore era scrivere tante lettere ricordandogli cosa avevamo costruito in vent'anni di vita insieme, ma ricevevo solo brutte risposte, non solo da parte sua ma anche da parte di chi in quel momento viveva con lui. Come se non bastava gia' tutto quello che stavo passando quella persona che abitava con lui (non uso appellativi)si permetteva anche di infierire telefonando e ricordandomi che mio marito stava con lei e pensava lei a fare tutto quello che prima facevo io. Ricordo che andavo in giro con mia figlia alla domenica guardando le altre famiglie che stavano insieme, nei campogiochi, alle giostre, ricordo le attese dal dottore per fare gli esami di routine guardando le altre mamme che avevano di fianco il compagno ed io che mi tenevo la cartellina degli esami davanti alla pancia perche' mi vergognavo quasi di averla e ricordo il giorno del parto (era un cesareo programmato),i mariti delle altre mamme aspettavano nel corridoio,vicino agli ascensori che risalivano dalla sala operatoria con le partorienti, ma quando il mio ascensore si e' aperto nessun marito era li fuori che mi aspettava e uno dei giorni piu' belli della mia vita e' diventato anche il piu' brutto. Ho impiegato sette giorni per rimettermi da quell'operazione, avevo preso sei chili in tutta la gravidanza e ne avevo persi 13 in ospedale, con l'idea del ritorno a casa, dove mi sarei dovuta occupare da sola di due bambine avevo perso anche il latte.Poi pian piano cercare di risollevarsi il morale, pensare che tutto era passato e cercare ancora una volta di lottare per riavere a casa un marito. Ma non bastava ancora, dopo due settimane dal parto, mi chiama a casa "quella" (e' troppo difficile chiamarla "donna" offenderei le altre),e mi dice che era incinta. Io non so perche' ho continuato a insistere per la mia strada cercando comunque di riportare mio marito a casa ma dopo vari tira e molla lei si e' sottoposta ad un aborto nel mese di luglio e lui e' tornato a casa agli inizi di settembre. E dopo settembre gliene ho perdonate davvero ancora tante. Oggi e' il 16 gennaio 2007 e ho messo la parola fine. Domani vado da un altro avvocato cercando di pensare a come non fare pesare tutto questo sulle bambine, oggi sono passati esattamente due anni da quando e' cominciato tutto questo casino che ho raccontato solo in parte perche' sarebbe veramente stata una cosa troppo lunga da scrivere e ancora oggi piango perche' non sono riuscita a fare quello che piu' desideravo "tenere unita la mia famiglia" ,piango perche' devo comunque chiudere una storia durata 21 anni,piango perche' nonostante tutto sento di amarlo ancora e so che e' una pazzia ma e' cosi' e io non posso comandare il mio cuore come lui non puo' comandare il suo quando mi dice che non mi ama piu'.