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Voltare pagina per sorridere a se stessi
Voltare pagina per sorridere a se stessi
La vita è un mosaico di emozioni che a volte rischia di sopraffare l’Io, specie dopo eventi che hanno fatto perdere la fiducia o qualsiasi forma di resistenza. Lavoro, amore, salute e altri aspetti della quotidianità spesso subiscono un andamento che non si riesce più a controllare, così ci si rinchiude dentro quel mondo sconosciuto agli altri, lasciandosi andare come “una nave in balia delle onde” o “una foglia che aspetta un soffio di vento”.
Quante volte è capitato di ricorrere a queste metafore per esprimere cuori sconquassati, sogni infranti o, semplicemente, la stanchezza di una routine che toglie vigore. Ci si rannicchia, lontano da tutto e da tutti, aspettando che qualcosa scuota quell’apatia, fino a quando arrivano amici e amiche di salvataggio a togliere quelle coperte, denudandoti anche delle ultime certezze. Per rialzarsi si fa di tutto: dai corsi di yoga e pilates, alla meditazione e lunghe passeggiate, ma sembra che i pensieri e i ricordi, con un sogghigno, non mollino la presa.
Fino a quando non ci si rialza. Può capitare all’improvviso, magari guardandosi allo specchio, occhiaie e capelli arruffati a parte che ci trasformano in naufraghi dopo una tremenda tempesta. E poi eccola lì... piano piano, sussurra per poi farsi sentire forte: è la vocina che è nascosta dentro di noi, che ci invita a “voltare pagina”, a ricominciare. Ma da dove? Rinnegare il passato o partire da quelle esperienze, belle o brutte che siano, per migliorare il nostro essere?
C’è chi pensa che rimarremo sempre le stesse persone, malgrado gli eventi e gli anni. Altri invece credono che si possa cambiare, che il passato abbia un suo peso considerevole nella vita: non più zavorre ma segnali che ci aiutano a percorrere la strada. Riflettendo su queste ipotesi, viene da chiedersi se sia giusto cancellare con un colpo di spugna tutto quello che ci ha fatto soffrire o semplicemente crescere, mettere un punto e andare accapo, come se potessimo decidere di scrivere un’altra storia, slegata dall’altra. Imprimere una svolta, tuttavia, significa fare leva su cosa sia giusto e sbagliato per noi, decidere dove andare, liberandosi di quel peso inutile che, quasi sempre, da soli riusciamo a riconoscere.
Oscilliamo fra una rimozione totale del dolore e una forma di “consapevole masochismo” che ci porta a guardare e sfilacciare quell’gomitolo, per capire dove si è sbagliato. Alla fine può essere un percorso che graffia il cuore, ma di certo rigenera, anche se solo con il tempo si avverte una sensazione di una rigenerante boccata d’aria. Solo alla fine di questo viaggio dentro noi stessi, iniziato con una voglia sottile e flebile di ricominciare a vivere, ci si rende conto che non tutto è perduto, che quelle piccole cose, spesso ignorate, possono essere le chiavi d’accesso a una nuova esistenza.
E se è vero che il tempo è la miglior medicina contro quel dolore che sembra all’inizio spezzare il cuore e togliere il respiro, è anche indubbio partire da se stessi per rimpossessarci del nostro essere. Del resto crescere significa avere il coraggio di non fare a mille pezzi le pagine della nostra vita, ma partire da quelle parole per comporre una storia, la nostra, più vera.
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