La malinconia è uno stato d’animo che in alcuni momenti particolari della vita e senza un preciso preavviso si impossessa delle persone. Per alcuni non è un problema essere un po’ malinconici, per altri rappresenta un blocco, un momento da evitare assolutamente.
Ma è giusto, è sano voler essere felici a tutti i costi e cos’è davvero la malinconia? Il termine malinconia deriva da mèlaina cholé, che significa bile nera. Per Ippocrate era una malattia, per Aristotele è sempre uno stato greve che però ha il merito di portare in sé la scintilla del genio. Molto più avanti nel tempo, per i Romantici, la malinconia smette le vesti del malanno da evitare ad ogni costo. È con il Romanticismo, quindi, che questo stato d’animo assume una nuova luce, quella visibile solo agli occhi dell’uomo sensibile, che può chiudersi nel suo riflessivo contegno. La diversa percezione della malinconia pone in evidenza che la stessa è vista come la condizione necessaria alla creazione di un’opera d’arte e suggella la differenza tra l’artista e l’uomo comune. Freud accosta la malinconia al lutto, scrive infatti un libro “Lutto e melanconia” in cui pone alla base di tutto la perdita, la sensazione di aver perso qualcosa e la profonda consapevolezza che quel qualcosa non potrà più tornare. Oggi vengono accettate diverse accezioni per la malinconia, molte di queste sono negative, ma tutte propense a dare un barlume di normalità alla cosa: provare questo sentimento talvolta è, infatti, normale e rientra tra gli alti e i bassi della vita. Sintomo di creatività, sinonimo di introspezione, momento di riflessione, la malinconia, la tristezza così come la gioia e la serenità fanno parte della quotidianità, tutte le sfumature sono importanti per poter cogliere appieno ogni aspetto della vita.




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