Laura attraversò la strada per arrivare al mercato in riva al fiumemare.Aspettava con ansia la domenica mattina, per inoltrarsi in quella folla di gente sconosciuta, di cui percepiva, camminando, la frenesia del comprare, la fretta di trovare ciò di cui aveva bisogno, per poi sparire, nelle case, a consumare una giornata di festa, tra i sapori di una cucina che aiutasse ad anestetizzare la noia del nulla.
Non capiva questo atteggiamento, per lei il passeggiare un quel caos multiforme, era un momento di relax assoluto, che viveva momento per momento, assaporando ogni istante…
Osservava gli sguardi dei venditori, ascoltava i commenti, mangiava con gli occhi la frutta esposta , che condensava i suoi colori grazie all’aria fredda e pulita che la circondava.
Andava al mercato sempre sola, non voleva la compagnia di qualcuno che la distogliesse dalla sua breve spedizione, in riva al fiume.
Spesso si fermava ad osservare le barche che sostavano vicino al ponte, sempre colmo di pittori, gli unici che , secondo Laura, apprezzavano quell’evento settimanale, immortalandolo su tele che avevano il valore di un giorno.
Avrebbe voluto saltare su una di quelle barche e partire, non sapeva bene dove, ma cominciare una vita diversa, dimenticando il passato, scoprendo un nuovo modo di essere…
Immaginava allora le imbarcazioni vichinghe, lunghe, scure con sculture e simboli che le ricordavano il suo universo di bambina, che giocava alle streghe.
Delle mele rosse attirarono la sua attenzione…un’ anziana signora le teneva in un cestino chiaro, tra foglie di una verdura strana. “Vorrei delle mele, un paio grazie!”
Mentre continuava il suo percorso ad ostacoli mangiando una mela, Laura si accorse che in una delle barche, la più piccola, c’era qualcuno sdraiato, arrotolato in una coperta.
Incuriosita, si avvicinò al ponte per capire chi o cosa fosse quello strano bozzolo che sembrava immobilizzato dal cielo azzurro, limpido e gelido.
Arrivata a poco più di due metri dall’imbarcazione, Laura vide il viso di un ragazzo, giovane, forse più di lei, che dormiva, con la bocca semi-aperta dalla quale usciva un fumo di panna, unico segno che non si trovava di fronte ad un cadavere.
Laura vide vicino a lui una bottiglia di whisky, quasi terminata e capì immediatamente il motivo per cui il ragazzo dormisse nonostante il gran rumore di voci, passi e movimenti.
Laura si avvicinò alla piccola barca verde, che aveva l’odore di un mare attraversato da poco, e si appoggiò ad una pietra di marmo , in cui era scolpita un’immagine poco definita, ma che le ricordava una sirena mediterranea.
Il ragazzo non si muoveva, era percettibile solo il suo respiro…era bello e Laura cominciò ad osservare il suo viso bianco e rosa per il freddo, i lineamenti nordici, i capelli così biondi da sembrare bianchi…
Chi sei? Pensava Laura …la sua mente cominciò a volare tra i tetti delle case ed i fili elettrici che ornavano le nuvole.
Si immaginò in quella piccola barca e vide il ragazzo insegnarle a navigare, mentre la città si allontanava all’orizzonte….un insieme di luci, forme e fumo che spariva, lasciando lo spazio all’acqua del sale.
La partenza, Laura sognava la partenza che non avesse un arrivo, un’eterna tensione alla scoperta, senza ancore, senza soste.
Avrebbe voluto svegliare il ragazzo “Partiamo, prima che venga la notte!”.
Il grido di un bambino che si era perso nel mercato e cercava piangendo la madre, la fece scendere dalla barca gonfia del vento dei suoi pensieri e Laura si ritrovò di fronte al giovane, ubriaco, che non distingueva più il giorno dalla notte.
Il suo viaggio era durato qualche secondo , ma le era bastato per tornare tra le bancarelle del mercato, che riempivano di vita i suoi pensieri.
Prima di immergersi di nuovo nella realtà condivisa, Laura salì sulla barca, tirò fuori dal sacco dorato una mela e l’appoggio vicino alla bottiglia del whisky…
Mentre tornava tra la folla rumorosa, immaginò gli occhi azzurri del ragazzo, che mordevano, soddisfatti, la suo mela rossa, si sentì stranamente felice e scoppiò in una risata dal dolce sapore.