Federica Gnomo Twins ed il suo preziosissimo amore indecente
Ogni suo libro è una sorpresa. Di chi sto parlando? Di Federica Gnomo Twins, alias, Ales-sandra Gaggioli, che, con il suo ultimo romanzo intitolato Ritratto di un preziosissimo amore inde-cente, Triskell Edizioni, 2016, ci intriga con la copertina ed il titolo.
L’immagine propone un uomo visto a metà sul bordo sinistro dell’illustrazione, agguantato da una figura che piano piano sta per impossessarsi di lui e che può avere varie interpretazioni: Thomas, il protagonista, sarà lentamente e interamente occupato da Wilhelm che si insinua nella mente e nel corpo: nelle ombre sui muri vedere le scarne braccia di Wilhelm aprirsi e stringersi in-torno a me (p. 66) oppure il protagonista stringe se stesso: stringo le mie braccia forti al mio stesso petto, solo per ricreare un abbraccio che non esiste e che unico potrebbe guarirmi (p. 52).
E il titolo? Attenzione: Ritratto, cioè, sia la rappresentazione dell’amore di Thomas per Wi-lhelm (ricambiato) secondo le sue reali fattezze e sembianze, sia la descrizione di un'opera artistica realizzata nell'àmbito in questo caso della pittura di quello stesso amore. Questo legame è definito con due aggettivi: preziosissimo e indecente. Entrambi sono ripetuti più volte (pensieri indecenti, amore indecente, desiderio indecente, modo indecente) a significare un amore intrigante, fuori dal comune, oltre gli schemi e gli stereotipi, non accettato, non ammesso dalla società, da custodire con tutte le forze, nascondendolo al resto del mondo. Perché Vienna è bigotta, conservatrice (p. 81). In-somma, un amore dal valore inestimabile. Per questo amore, Thomas sarà giudicato amorale, spre-gevole, contro natura, un pericoloso sovversivo, amore che va di pari passo con la sua arte rivolu-zionaria. Insomma, anche Thomas è indecente.
C’è di cosa stupirsi.
Nel primo capitolo tutto è già in scena. La modella preferita Edith, lunghi capelli rossi, ina-nellati, esempio di una bellezza che tanto Thomas cerca e che non trova in lei.
La città di Vienna (siamo nel 1909, nel periodo della Secessione Viennese), che fa da sfondo alla narrazione, è osservata con commozione: piazza Santo Stefano…le voci del mercato, banchi colorati di verdure e pesce, donne grosse e uomini magri, cielo bianco e pietra grigia (p. 2). C’è fugacemente anche la Vienna del Prater e soprattutto la Vienna di notte: E’ buia Vienna di notte. La Vienna dei poveri. Quella di chi deve sopportare molte umiliazioni. Sono buie le strade, deserti i vi-coli. Chiuse le case. Dormono coloro che faticano per vivere, che devono scendere a patti con la fame e con il freddo. E’ difficile vagare come fantasmi fra queste strade. Toccando con le mani i muri per non perdersi. Rimanere aggrappati per non cadere (p. 97).
Thomas Shieller, allievo di Klimt, pittore dai lunghi capelli biondi, mani sapienti e camicie sporche (p. 1), giovane che dipinge l’angoscia che sente dentro è il protagonista: evidente, insoddi-sfatto come ogni pittore che si rispetti! E come tale, Thomas ha un atelier che gli somiglia, lo rap-presenta: un letto di ferro scrostato, una coperta ruvida che non ci scalda, una stufa piccola e storta, il fuoco spento, poco carbone in un cesto; un cavalletto e un tavolo di legno incrostato di colori (…) (p. 1). Poi c’è Wilhelm, incontrato casualmente, un ragazzo inconsapevolmente bello che diventerà per Thomas quell’ideale di perfezione artistica che tanto cerca e che non trova in Edith. Ma che cosa è fatta questa tanto inseguita bellezza che si distingue per essere inconsapevole? E’ fatta di perfezione, grazia, determinazione, forza. Ma soprattutto di innocenza e di purezza, sublimate dall’arte. E ancora è fatta di sinuosità e flessuosità delle forme legate alla sapienza fisica e alla po-tenza (mani abili, muscoli tirati che si intravedono sotto la camicia aperta): Lui, il mio bellissimo modello, la mia arte, il mio supplizio (…) E quel quadro che dipingerò suderà spasmo, griderà do-lore ed eccitazione (p. 24); è quello che cercavo: l’idea stessa di un corpo, dello spasmo, della vio-lenza del sentimento (…) Lui è la mia perfezione. Lui la mia stessa ossessione. Lui è il mio stesso sentire. Tanto l’ho cercato, in me e fuori (p. 35). Una serie di verbi incalzanti inquadrano l’incontro tra Thomas e Wilhelm: guardare, osservare, contemplare, seguire, spiare, bruciare, volere (ripetuto varie volte), tremare. E quali sentimenti Wilhelm suscita in Thomas? Trovata la sua idea di per-fezione, vuole chiuderla, intrappolarla, comprimerla, tenerla stretta, imprigionarla, possederla, capire cosa di lui lo turba. La troppa passione per l’arte, il troppo avvicinarsi all’oggetto dei suoi desideri porta Thomas ad avere un vero e proprio orgasmo nell’atto in cui tenta di riprodurre sulla tela le fattezze del suo modello.
Viene in mente Morte a Venezia di Thomas Mann in cui il protagonista, Gustav von Aschenbach rimane folgorato, letteralmente abbagliato dall’adolescente Tadzio, e si rende conto che l'adolescente è estremamente bello, tale e quale un'antica scultura greca. Il giovane finisce per incarnare ai suoi occhi l'ideale di bellezza classica, grecizzante, alla quale l'artista venuto dal nord da sempre maggiormente aspira. Anche per Thomas Wilhelm rappresenta quello ideale: Il naso sottile, una linea perfetta, quasi un profilo greco, maschio (p. 20). Una sera, all'uscita dal ristorante dell'albergo, Tadzio, voltandosi ad un tratto verso di lui, rivolge a Gustav un sorriso affascinante, quasi invitante: sconvolto, l'uomo lo paragona al Narciso della mitologia greca. Precipitatosi fuori Gustav, nel giardino vuoto, ha il coraggio finalmente di confessare a se stesso la verità: Ti amo! Confessione che farà anche Thomas. La malattia è la premessa dell'arte, anzi s'identifica quasi sempre con essa. Mann in altre parole è pervenuto proprio a denunziare quale prezzo di sofferenza e di sconfitta comporti in ultima analisi il dissidio tra arte e vita, l'aristocratico compiacimento della diversità e della malattia: il privilegio della diversità si paga con l'estraniamento e la solitudine e nella Morte a Venezia anche con la morte. Il conflitto tra arte e vita avviene all’interno dell’artista stesso e raggiunge, quale esito estremo, la morte. Anche nel libro della Gnomo Twins questo rapporto tra vita e arte esiste, senza spingersi però alla morte, tanto è vero che Wilhelm è definito tela, tout court: Ecco ora la tela viene interpellata e Quindi non è un dipinto, sente, ascolta, prova…(p. 6).
Come al solito, Federica è bravissima nell’analizzare ogni sfumatura di sentimento e di de-siderio, con uno stile accattivante ed intrigante in un crescendo di sensualità e ossessione.
Fausta Genziana Le Piane
Federica Gnomo Twins, Ritratto di un preziosissimo amore indecente, Triskell Edizioni, 2016