I meccanismi di promozione dei libri sono innumerevoli. Si va dalla copertina accattivante alla recensione sul giornale, dalla prefazione firmata da un personaggio autorevole al booktrailer, e molto altro.
Di recente, facendo un giro in libreria, ho notato però un’altra tecnica di marketing del libro, a mio parere non proprio corretta. Questa consiste nel chiamare nuove pubblicazioni in maniera simile a testi che hanno avuto molto successo. Ad esempio, Cinquanta sbavature di Gigio e Cinquanta smagliature di Gina di Rossella Calabrò non sono altro che scimmiottamenti della trilogia più famosa del momento, quella scritta da E. L. James, così come Diario di una sottomessa di Sophie Morgan. E che dire dei vari Tre metri sotto terra, Tre metri sopra il palo, Scusa, ma ti chiamo luca, Scusa ma devo andare a bere, che si riferiscono chiaramente ad alcuni testi di Federico Moccia (Tre metri sopra il cielo e Scusa ma ti chiamo amore)? Questi sono solo pochissimi esempi, ma le librerie sono colme di titoli scopiazzati.
In altri casi non viene ripreso il titolo di un’opera famosa, ma il suo autore, come in Shopping con Jane Austen di Laurie V. Rigler.
Io credo che l’idea alla base di questa tecnica sia questa: dato che l’autore x ha avuto un enorme successo, se io riprendo nel titolo le sue stesse parole, attiro il suo pubblico, affermando silenziosamente di offrire un prodotto simile, vuoi per il linguaggio, per la trama, per i personaggi.
Personalmente accetto questo meccanismo quando un titolo riprende quello di un altro libro dello stesso autore. Ad esempio, dopo il grande successo de Il diavolo veste Prada, Lauren Weisberger ha pubblicato altre opere intitolate Il diavolo vola a New York e Al diavolo piace Dolce. In questo caso si tratta di segnalare ai lettori che l’autrice ha pubblicato altre opere, che hanno più o meno lo stesso stile. In questo caso si tratta di fidelizzazione del cliente.
Negli altri casi questa furbata a me non piace, mi suscita repulsione verso il libro nuovo, mi fa pensare a un gioco sporco, ma ammetto che potrebbe avere una sua efficacia e, si sa, in fondo gli affari sono affari.
Cinzia Crinò