Camilleri manda in licenza, per una volta, il suo uomo più famoso e si butta del passato, nel 1800, (lo aveva già fatto un’altra volta con “Il re di Girgenti”), ma rimane fedele all’ambientazione, la cittadina immaginaria in cui l’autore fa vivere i suoi personaggi più tradizionali delle vicende del commissario“Montalbano”, Vigata, provincia di Montelusa.
Una narrazione entrata intorno ad un fatto socio-politico che richiama l’attenzione di tutti, paesani e forestieri: l’inaugurazione del teatro.
Un evento sulla bocca di molti, soprattutto per una singolarità, la prima rappresentazione, l’opera lirica “Il Birraio di Preston” appunto, tanto voluta da alcuni quanto boicottata da altri, entrambi gli schieramenti con una ricchezza di motivazioni davvero curata.
Un libro con una struttura particolare, che solo al termine è svelata dall’autore: l’ordine dei capitoli proposto, infatti, sarebbe potuto essere variato senza recar danno alla struttura narrativa, un racconto che a volte pare decollare stancamente, ma che nella visione complessiva è gradevole.