Chi non ha mai sentito parlare di Camilleri e del suo famosissimo commissario Montalbano?
Chi non ha mai letto o pronunciato la celeberrima frase “Montalbano sono”? Questo personaggio, reduce anche dal successo televisivo, attira non pochi curiosi, è diventato ormai un mito.
Se vi volete avvicinare a questi racconti scritti in dialetto siculo consiglio di farlo gradualmente, magari cominciando da “Gli arancini di Montalbano”, un libro composto da venti piccoli racconti che ci presentano il commissario nelle sue abitudini.
Cosa sono gli arancini di riso nella cucina siciliana si sa (e se non lo sapete peggio per voi perché sono buonissimi…), e gustosi come loro sono questi racconti intrisi delle caratteristiche peculiari di questo scrittore.
Le vicende del commissario di Vigata in un intreccio fra vita privata e vita pubblica, il modo di indagare anche i casi più intricati, sullo sfondo una Sicilia linguistica e gastronomica tutta da conoscere, i personaggi sempre presenti, l’eterna fidanzata di Montalbano, Livia, i collaboratori dell’ufficio, Augello, Catarella, Fazio, tracciano delle caratteristiche peculiari.
Partendo da questi venti racconti si possono poi acquisire alcune parole chiave del linguaggio in cui sono raccontate queste vicende e decidere se continuare con altri titoli della stessa serie che riguardano indagini polizzesche, come “l’odore della notte”, “il ladro di merendine”, “il cane di terracotta” o con storie diverse come quella raccontata nel "re di Girgenti", dove un contadino vive una vita rivoluzionariao, storia ambientata in una Sicilia tra 1600 e 1700 sotto il dominio spagnolo.