Benjamin Constant CONQUISTA E USURPAZIONE
Benjamin Constant CONQUISTA E USURPAZIONE
Benjamin Constant "CONQUISTA E USURPAZIONE" scritto nel 1814 è il libro pubblicato dall'Istituto Bruno Leoni, presentato ieri, 7 dicembre 2020, nel corso del 108° incontro di Lodi Liberale, in diretta facebook, con Marco Bassani curatore (Professore di Storia delle Dottrine Politiche all'Università degli Studi di Milano), Stefano De Luca (Professore di Storia delle Dottrine Politiche presso l'Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli) e Paolo Luca Bernardini (Professore di Storia Moderna presso l'Università degli Studi dell'Insubria). Introduzione a cura di Lorenzo Maggi, presidente dell’Associazione Lodi Liberale.

In Italia il libro è stato tradotto da Einaudi per la prima volta, in modo discutibile, dopo 130 anni, nel 1944.
“La libertà provvede a tutto, arricchisce il povero senza spogliare il ricco.” Un gigante del pensiero, ha detto Maggi.
Tradizionalmente inserito in coerenza alla politica. Constant ha cominciato a scrivere da piccolo, per cui lo potremmo paragonare in Italia, per produzione, a Giacomo Leopardi, ha detto Bernardini. Per l’introduzione non si poteva non parlare di rivoluzione, a cura di De Luca.


UNIFORMITA’ DI PENSIERO IN CONSTANT: “L’ammirazione in alcune menti ottuse è accolta come un dogma religioso e la bontà delle leggi è molto meno importante dello spirito con cui ci si sottomette (…) quandanche fossero erronee producono più virtù che non leggi migliori che si fondano soltanto sull’autorità; il passato si fa da sé e nessuno può rivendicarne la gloria.”
Bonaparte e i giacobini “Due facce della stessa medaglia: due forme inedite e moderne di dispotismo, schiacciano la libertà ma hanno bisogno di un consenso apparente, i giacobini e Bonaparte con i plebisciti, sono regimi che con una mano blandiscono e con l’altra colpiscono. Che fanno pensare a un possibile regime totalitario, vediamo del ‘900”. “La cosa terribile del militarismo di Bonaparte, in un secolo in cui domina l’utile e in cui siamo dediti agli interessi non può che prendere una forma pervertita, del disincanto.” Per i lettori di Constant si esalta la varietà e la pretesa del livellamento sociale, nella difesa del passato ha detto Stefano de Luca.

Il liberalismo di Constant? Fu un vero liberale secondo il Prof. Bernardini, che parla di questo pamphlet come un esempio delle sorti di Spagna, Italia, Francia, insomma un preludio in un singolare offuscamento dell’opera la cui diffusione avviene solo a partire dal 1983, allorché sia un classico.

“Il costituzionalismo è una parte fondamentale in Constant, va preso nell’ambito della tradizione liberale come vicino allo Stato, un pensatore che forse nel senso del liberalismo della scuola che parte da Locke forse ci appartiene non troppo, ma grande figura del ‘700 ammiratissimo da Hegel!” Il suo modello era l’Inghilterra per cui porta avanti il vecchio mito inglese della monarchia limitata che non si realizza affatto. Ha detto Bernardini.

LiberiLibri: “Non bisogna dimenticarlo. I grandi Stati presentano grandi svantaggi. Le leggi provengono da un luogo talmente lontano dal luogo dove possono essere applicate che ne conseguono errori gravi e frequenti.” Citando il libro.

Constant era essenzialmente un agitatore liberale, il corrispettivo di Marx, che era un agitatore comunista. “Sognava dei mutamenti reali, forse aveva dei tratti nichilisti, alla fine della sua esistenza, poiché certi mutamenti capiva che non avrebbero avuto luogo.” Ha detto Bassani, curatore del libro.

STATO E LIBERTA’ “Il valore delle riflessioni di Constant è dato dalla possibilità almeno teorica di far conciliare i due termini. – ha detto Bassani – Il confronto con Kant è illuminante, perché lui sviluppa la sua teoria politica come una critica contro gli assertori di coloro che hanno la verità in tasca, la sua forma può essere apprezzata, quando definisce Kant ‘un filosofo tedesco’.”

Parla di parresia Bassani, mettendo Kant e Constant in confronto, relativamente alla menzogna in politica: se arrivano le SS a cercare gli ebrei che cosa si deve dire? Esistono delle menzogne a fin di bene. Sostiene Constant.
Quando i critici italiani si sono occupati di Constant facevano semplicemente ridere. In un’introduzione italiana si noti che Umberto Cerroni, uno dei pezzi da novanta della critica di allora, scrive, in una famosa introduzione in ‘Principi di politica’ – era inserito nell’ortodossia marxista - introdusse l’autore con Editori Riuniti parlando di Constant in tema di privato e pubblico, dicendo che sceglieva in quella antitesi, la felicità e la proprietà privata, mentre Marx con la sua critica liberava lo Stato dall’ipoteca hobbesiana della proprietà privata. Questa era la lettura italiana (del PC in sostanza) della cultura italiana degli anni Settanta. Questo per capire come si è formata la cultura italiana secondo la lettura critica. Ha detto Bassani sorridendo tra sé e sé.

Una tradizione di pensiero che non demorde: “Antonio Capizzi nel 1977 scrive un libro, ‘Alle Radici ideologiche dei fascismi, il mito della libertà individuale da Constant a Hitler’, un pamphlet folle che assimila tradizioni di pensiero non assimilabili” ha detto.

A cura di Martina Cecco

BENJAMIN CONSTANT – CONQUISTA E USURPAZIONE
€ 24,00
Introduzione di Luigi Marco Bassani
All’edizione Liberilibri l’IBL risponde con questa edizione di ‘Conquista e usurpazione’ curata da Luigi Marco Bassani
Edizioni: IBL Libri Anno: 2009 pag. 268
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