Artisti nella gabbia della femminilità
Artisti nella gabbia della femminilità
Alle donne non è mai stato permesso di esprimersi liberamente nel campo dell'arte e della cultura. Buone solo come muse ispiratrici.
Considerate, fin dall’antichità, esseri inferiori, hanno vissuto per secoli oppresse delle convenzioni sociali; nessuna poteva dar voce alla propria creatività nella produzione di opere che non fossero l’ornato o il cucito.
Simona Bartolena ripercorre la storia di queste “anime prigioniere” nel suo libro “l’arte al femminile. La storica ripercorre le tappe di una discriminazione che impone un sesso anche alla cultura: le signore che speravano di mettere le mani su tela e pennello erano considerate pazze, donne in cerca di guai.
Attraverso le biografie di pittrici e scultrici di tutto il mondo, dal Rinascimento al XXI sec, viene ripercorsa la storia di un’ emancipazione che è costata molto cara alla vittime in questione. Sono storie di vita in bilico tra il voler essere artista e il dover essere una donna come la società del tempo impone. Molte per dar sfogo alla creatività accettavano di esercitare sotto pseudonimo, ovviamente maschile.
Alle volte l’epilogo di queste crisalidi a cui non viene permesso di diventare farfalle finisce in tragedia.
È questo il caso della scultrice Camille Claudel che dopo aver scolpito la sua celebre opera “Donna in ginocchio” finisce i suoi giorni in manicomio.
Sfogliando “l’Arte al femminile” si scopre che in realtà le donne che hanno fatto la storia dell’arte sono molto più numerose di quel che si crede, però la loro fama è stata offuscata per questo, quasi tutti ne ignoriamo l’esistenza.
Le poche che ce l’hanno fatta lo devono alla presenza di mariti o padri che le hanno “graziate” concedendo loro di produrre opere prestando il loro nome nel firmarle.
Ci sono, però, delle fortunate eccezioni. Nel Rinascimento la prima artista che ha potuto operare liberamente di cui si ha notizia è Ornata Rodiana. Questa piccola grande donna arriva addirittura ad affrescare le stanze del palazzo del marchese Fandolo. Ma dopo aver subito uno stupro da un cortigiano, lascia i pennelli e va a sfogare la sua rabbia e il suo rancore verso gli uomini arruolandosi a fianco del duca Francesco Sforza.
Fino al XIII secolo, chiunque porta la gonna non può seguire lezioni di nudo in accademia. Quelle poche donne che si dedicano alla pittura devono accontentarsi di disegnare nature morte e miniature.
Elisabetta Siriani, per poter continuare a dipingere viene addirittura costretta ad eseguire pubblicamente un dipinto per dimostrare di essere veramente dotata.
Con l’inizio dell’800 fioriscono dappertutto atelier per sole donne. Questo non significa riconoscimenti per i capolavori eseguiti dai geni femminili, ma solo una nuova moda per le signore di alto rango con la pittura trovano un nuovo passatempo.
Bisognerà aspettare l'inizio del XX secolo per vedere aumentare la partecipazione delle donne alla vita culturale, grazie alle associazioni femministe che lotteranno contro la disparità sessuale. Ma la battaglia era solo agli inizi.
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