“Da bambini non si pensa a come ritrovarsi, ma a come perdersi in giro”
L’ultimo romanzo di Antonio Stamegna, “Astro di Terra”:
Gli uomini crescono grazie alle donne
Meno male che anche la terra ha il suo astro, resta da vedere di cosa si tratta. L’ossimoro contenuto nel titolo dell’ultima opera di Antonio Stamegna (Astro di terra, Albatros, 2022) fa riflettere e incuriosisce il lettore. Sì, perché gli astri sono quelle cose che per definizione sono qualsiasi corpo luminoso della sfera celeste, predisposto quindi a stare in cielo. Ma astro, metaforicamente indica anche una persona che eccelle in un'attività, specialmente nel mondo dello spettacolo e nello sport, suscitando il riconoscimento e l'ammirazione generale. Giochiamo sulle parole. Sempre più intriganti…
Sicuramente, come la maggior parte dei libri, anche questo contiene elementi di autobiografia (e l’autore per meglio sondare le sfumature e le fasi del suo sentire usa la terza persona), che però appartengono anche alla nostra biografia.
Ho sorriso, mi sono immedesimata in Andrea, anche perché lo scrittore è capace di restituire con lucidità tutta la gamma di sensazioni e di emozioni vissute dal protagonista. Certo, le mie figurine sotto il banco non erano quelle dei calciatori ma quelle delle regioni italiane o degli animali; certo non sono stata folgorata da una bambina in pantaloni e capelli corti - Alessandra -, spigliata, allegra, sorridente. Una leader, con accento settentrionale - ma da un ragazzino dall’aria matura e dal ciuffo ribelle - Nello -. Fatto sta che le palpitazioni, i momenti difficili, di smarrimento, sono gli stessi, e anche i sentimenti, ingratitudine, invidia, solitudine, timidezza, amori immaginari. Anche incubi e angosce. Ma è già chiaro che per Alessandra Andrea (brutto carattere, testa dura come il nonno Andrea) è un eroe anche se buffo…Quanti amori senza parole abbiamo vissuto! Di quanti sguardi muti ci siamo nutriti! E poi Napoli (dove mio padre si è laureato), Roma (Monte Sacro, dove abito), soprattutto il Paris Bar di Corso Trieste dove ho ambientato un racconto, e la Sapienza (dove invece mi sono laureata io), ecc. ecc. Studioso, timido, introverso, chiuso nel suo piccolo universo, dove spesso si sente a disagio, Andrea cerca la sua collocazione nel mondo. E anche una ragazza con cui formare una famiglia…così arriva Simona, dopo una serie di donne da far rabbrividire qualsiasi femminista!!!! Il sesso non può essere una medicina! Ma, in fondo, Andrea pensa che l’amore sia la vera fortuna di un uomo. Tutto sta a trovarlo.
In questo romanzo di formazione, di iniziazione, due mi sembrano i protagonisti assoluti: Gaeta, luogo di nascita di Stamegna e il mare e forse i due elementi sono strettamente legati: Gaeta è circondata dal mare, qualcuno crede addirittura sia un’isola per via della posizione geografica, quasi completamente circondata dal mare o per la presenza di un antico carcere militare le cui foto dall’alto fanno apparire il monte su cui è costruito come un’isola dell’arcipelago pontino (p. 24). Brano di presentazione della città interessantissimo per vari motivi: per la conoscenza assoluta dei luoghi, per la diversa e non banale scelta di come presentarla e per quella allusione al suo sembrare un’isola. Ma Andrea-Antonio avranno un po’ le caratteristiche caratteriali degli isolani????? Tutta la vita di Andrea è legata al mare e tutta l’ammirazione per il padre perduto passa attraverso il mare: Erasmo entrò nella Guardia di Finanza che a Gaeta aveva la scuola nautica. Riuscì a superare le selezioni facilmente. Si fece notare subito, aveva una particolare capacità nelle attività acquatiche; nelle gare di canoa o di barche a remi era di gran lunga il più veloce tra gli allievi del corso di Venezia (p. 48). Crescere senza un padre…padre che ritorna spessissimo nei suoi ricordi: il mare è andare a pesca con il padre. È il loro mare.
Andrea è un sognatore, pensatore, un inventore (e spesso è sfruttato per questo e le sue idee rubate!) e una prova ce la dà appunto il mare: Con il gruppetto di amici de la “Perscheria” facevano le gare con modellini di imbarcazioni alla scogliera del porto. Costruivano sorte di piccole zattere a vela con il polistirolo delle cassette di pesce. Il problema da risolvere era la partenza. Occorreva che venissero lanciate verso il mare in modo che prendessero vento. Ma, spesso, nel lanciarle si ribaltavano. Andrea, una mattina, si svegliò avendo in testa l’idea giusta (p. 300). Non per nulla il mare è il simbolo della dinamica della vita. Tutto esce dal mare e tutto vi torna, luogo delle nascite, delle trasformazioni e delle rinascite: Per Andrea il gommone significava riappropriarsi del mare che viveva da ragazzo…Uscire con il gommone lo aveva aiutato a rimuovere le paure della profondità, affrontare il blu scuro e profondo dietro la montagna spaccata, riavvicinarsi alla grande nave grigia senza alcuna angoscia. Le paure dell’adolescenza sembravano ormai solo un lontano ricordo (p. 317). Andrea ho ormai affrontato le profondità dell’inconscio e del proprio io. È dal mare che ripartirà dopo il coma procurato da un’emorragia.
Cosa dice l’anziano signore seduto sulla panchina? “Chi va per questo mare, prende questi pesci” ma poi continua dicendo al ragazzo che quello non è il suo mare. Il mare diventa una metafora, quella del cammino, del viaggio, del destino: altri sono i pesci che Andrea è destinato a pescare e altrove per di più. Passa il tempo, Andrea cresce, diventa adolescente, la sua vita subisce dei cambiamenti, le responsabilità aumentano in quanto all’età di dodici anni ebbe la responsabilità delle chiavi di casa e quella di andare a prendere i fratelli a scuola elementare in un altro quartiere e a poco a poco acquista coscienza di sé e della propria forza.
Ma insomma l’astro che brilla è Andrea che giunge a realizzarsi? È l’autore? È l’universo femminile (Eleonora, Cecilia, Rita, Sissi, Roberta, Tiziana, ecc.) vagheggiato, o Alessandra - il sogno, l’ideale d’amore - amata, corteggiata da tutti: Era nato per Alessandra un amore collettivo che per i maschi era rappresentato dalla ricerca di un momento di affermazione del quale vantarsi e per le femmine una gara per affermarsi come seconda amica più cara di Alessandra e, magari, confidente (p. 32)? Si tratta, però, di un astro a portata di mano, è un astrocitoma, un astro di terra che brillava di luce intensa, che si distingueva, si notava, si ammirava (p. 325).
Ho letto molto velocemente questo romanzo perché è ben scritto, non risulta mai noioso, anzi tutti gli episodi ricordati sono pertinenti e illuminanti. L’ho gustato rivivendo quegli anni laboriosi fatti di risparmio e fatica, identificandomi nel piccolo mondo antico di Andrea, che è stato anche il mio. Quel mondo meridionale fatto di famiglie solide, di nonni saggi che dispensano paghette, di figure genitoriali presenti e formative, di messe domenicali, di giochi progettati, di amici che si ritrovavano in parrocchia e di primi amori. Di ingenuità talvolta, ma di affetti veri e solidi.
Fausta Genziana Le Piane