L’HO SCRITTO PER ALLEGRIA!
Nel 1964 Natalia Ginsburg pubblicò il bellissimo romanzo dal titolo “Ti ho spo-sato per allegria” ed è a questo titolo che ho pensato leggendo il libro di Delfina Monella (La do come un angelo caduto con la caviglia dolente, 2010), perché lei, il li-bro l’ha scritto per allegria. Ma non solo.
Lo pseudonimo, che normalmente indica nello scrittore il desiderio di privacy ma di vivere nel contempo più vite (basti pensare a George Eliot, pseudonimo di Mary Anne Evans, a Mary Westmacott, pseudonimo di Agatha Christie, a A. M. Barnard e Flora Fairfield, prestanomi di Louisa May Alcott), è già tutto un programma: Delfina, perché in apertura del libro c’è il richiamo al delfino e Monella perché nel corso del testo il lettore si rende conto che lei è un po’ birbantella.
Prefazione
I delfini
furono un tempo antico cari ad Afrodite.
Noi,
naviganti di un tempo
e naviganti ora grazie ad Internet,
abbiamo bisogno di loro più che mai.
Vi presento Delfina Monella,
una simpatica “allusionista”.
In dono la sua ilarità.
Ler
Perché i delfini sono così importanti per Delfina? Il lettore l’ha già scoperto quando ha letto la silloge seguente, Ler, Un fiore tra le spine, Susil Edizioni, seconda edizione, 2012.
Il simbolismo del delfino è legato a quello delle acque e delle trasfigurazioni. I pirati che si ubriacavano, dopo aver legato Dioniso all’albero maestro della loro nave, caddero in mare e furono trasformati in delfini. Il delfino è diventato il simbolo della ri-generazione. Se ne vedeva l’immagine vicino al treppiede di Apollo, a Delfi. È anche il simbolo della divinazione, della saggezza, della prudenza.
Plutarco ci descrive il viaggio di Arione trasportato e scortato da delfini che lo salvano dalla minaccia di marinai che si apprestano ad ucciderlo. Arione si getta in mare: ma prima che il corpo fosse immerso tutto intero, alcuni delfini si precipitarono da sotto e lo sollevarono, riempiendolo prima di tutto di inquietudine, di incertezza e di agitazione. Ma il sollievo, il gran numero…l’aria…la velocità dei delfini…fecero sì che provò, come lui stesso dice, meno paura di morire e il desiderio di vivere, dell’ambizione di vedersi salvato, per apparire come un favorito degli dei e ricevere da essi una gloria inalterabile (Banchetto dei sette saggi, 17-18, traduzione Defradas). Questo racconto è ricco di simboli: Arione passa da un mondo agitato e violento ad un mondo di salvezza immortale, grazie alla mediazione dei delfini.
Questa evoluzione spirituale è quella che persegue Delfina che aspira ad una totale conversione dal materiale allo spirituale. Il delfino è simbolo di conversione, quella conversione spirituale alla quale Delfina/Ler aspira da sempre e alla quale dovremmo aspirare anche tutti noi.
Ben venga ai nostri giorni una poetessa che sa ancora fare - senza essere volgare - poesia erotica: se ne sente la mancanza. Ma dietro all’ironia e al gioco di parole si avverte un malessere, quello di non riuscire ad avere un rapporto con l’altro sesso che non sia fatto solo di sesso e di falsa mascolinità. Delfina mette il dito nella piega dei rapporti tra uomo e donna di oggi che non trova risoluzione. Esiste il Principe Azzurro? L’uomo capisce la sessualità femminile? A cosa si riduce il rapporto uomo-donna? Un’occasione mancata…. Delfina denuncia le crepe dell’attuale rapporto uomo-donna:
La do come l’origine del mondo.
Tu, la sua fine. (p. 21)
La do shock.
Per scuotere la tua coscienza. (p. 21)
Facile trovare richiami ad antichi ed obsoleti usi meridionali:
La do siciliana.
Poi mi sposi. (p. 22)
ma per fortuna è arrivata Franca Viola…
oppure a tendenze moderne:
La do single.
È di moda. (p. 23)
Visione pessimistica e graffiante (La do in automatico. / Potrebbe esserci un’altra al mio posto…, p. 24 oppure Non ti sei stancato? Allora la do tranquillante. Entro tre minuti, stai già dormendo. / Tutte le mogli lo confermano., p. 25)) che non dispera di scuotere le coscienze…maschili – che hanno già fatto disastri secolari e che non imparano niente…almeno fino ad ora - perché è lì che bisogna incidere, non nel cambiare uomo come dicono le piccole pillole di saggezza date da un fantomatico cinese:
CONSIGLIO DI SAGGEZZA
Dile saggio
Dale, dale, dale…uomo non cambiale.
Cosa fale? Cambiare uomo! (p. 26)
ma cercando di portare l’altro sesso su nuovi sentieri:
La do al vento per alleggerire l’aria.
Intanto apri le finestre del tuo cervello,
non prende aria da secoli! (p. 44)
Ironia amara su un rapporto che vuole essere ancora solo basato sul sesso: Te la do. Ma sei proprio sicuro che è ciò che vuoi?/ Mi sembri un po’ confuso., p. 31.
La do all’Uomo Nuovo
che tarda ad arrivare. (p.39)
La do come tu mi vuoi.
Ma chiediti se mi fai felice. (p. 40)
Ora invertiamo le parti.
Dai tutto te stesso. Sei in debito. (p. 40)
fino al richiamo all’attuale violenza e al femminicidio:
Non te la do.
Non te la prendere. (p. 40)
Terminiamo con la favola del rospo (i versi di Metamorfosi chiudono la raccolta) che potrebbe essere un principe ma, attenzione, purtroppo, anche del principe potrebbe nascondere un rospo. La paura di questo animale crepuscolare – il rospo – ne fa comunemente un simbolo di bruttezza e goffaggine. I Cinesi lo considerano come la divinità della luna sulla quale lo vedono, in Grecia era il nome di una cortigiana celebre, Frine (celebre per la sua bellezza), che si gettò nuda tra le onde per giocare all’Anadiomene, dopo aver preso parte, con altre cortigiane, alle libere gioie, di cui Afrodite era il pretesto, e che terminavano la festa dei Poseidoniati (Louis Sechan et Pierre Leveque, Les grandes divinités de la Grèce, Paris, 1966, p. 379). Era salutata a titolo di interprete e sacerdotessa di Afrodite. Il rospo sembra aver simboleggiato in lei la lussuria.
Nel mondo greco ricco di miti, da cui Delfina proviene, si respira aria di donne forti capaci di esprimere erotismo e bellezza, esempio di femminilità completa e totale alla quale aspirare. Abbiamo aperto e chiudiamo con la bellezza e l’Eros di Afrodite. Fausta Genziana Le Piane