La sua immagine dipinta, abilmente riflessa nei colori di quel quadro. I suoi capelli, i biondi capelli riccioluti, i suoi occhi, le sue labbra. Che bel volto, che bella la sua giovinezza. Cosa meravigliosa il ritratto di Dorian Gray!
Ma cosa ne sarebbe stato un giorno di quel giovanile splendore? Il dipinto sarebbe rimasto sempre così, giovane e bello, ma lui, il modello cui si era ispirato il suo amico pittore, era inevitabilmente destinato a vivere la vita, a lasciare cioè che ogni minuto della sua esistenza corrodesse il suo corpo ora così grazioso ed elegante.
Cosa sarebbe accaduto alla sua pelle? Sarebbe invecchiata, coperta inesorabilmente di rughe….No, non poteva accadere! Non doveva accadere! Nemmeno un minuto in più si doveva leggere su quel viso. Ah se il quadro avesse potuto invecchiare al posto suo!
Un pensiero fulmineo, un desiderio, un voto.
Ecco, Dorian era riuscito a conservare la sua giovinezza: sarebbe cresciuto, invecchiato; avrebbe amato, avrebbe odiato, avrebbe ucciso, ma non un’emozione di tutte quelle da lui vissute sarebbe riuscita a segnare il volto suo. Sarebbe stato possibile leggere i segni della vita che naturalmente si evolveva solo su quella tela, ma lui, Dorian Gray, avrebbe conservato la sua bellezza e la sua giovinezza.
Nessuno però doveva saperlo; nessuno avrebbe mai dovuto scoprire quali rughe l’immagine dipinta aveva trattenuto per sè ed evitato così che si imprimessero sul volto del suo modello ispiratore. Nessuno avrebbe dovuto mai vedere la bruttezza di quel mostro dipinto sulla tela.
Perciò Dorian ogni tanto, si recava lassù in quella stanza dove aveva nascosto il dipinto.
E l’osservava, guardava come i segni del tempo, gli orrori della vita, fossero segnati sull’immagine che invecchiava, che diventava brutta e deforme.
Ripercorreva così la sua vita, ogni suo sentimento, ogni sua emozione.
Ma improvvisamente il pensiero di quelle rughe e di quelle grinze che osservava sull’immagine ritratta aveva iniziato a perseguitarlo ed il quadro era diventato la sua coscienza! Bisognava far tacere quella coscienza scomoda, bisognava uccidere quel mostro. Armato di pugnale, Dorian inizia a colpire ripetutamente la tela…
Quando i suoi inservienti forzarono la finestra per entrare in quella stanza da dove sembrava essere giunto l’urlo trovarono, appesa al muro, una tela che raffigurava il loro padrone proprio così come lo conoscevano da sempre: giovane e bello. Ma a chi apparteneva quel corpo rugoso e deforme che videro sdraiato a terra, ucciso da un pugnale?