L’arte, “ladra” di emozioni, del Martinelli
L’arte, “ladra” di emozioni, del Martinelli
Vi sono espressioni dell’arte pittorica ed artisti che piacciono ( o non piacciono) nell’immediatezza del primo impatto.
E Michele Martinelli ha la capacità, tramite le sue opere, dell’immediatezza.
La sua pittura stordisce, annienta e rapisce tutti i sensi trasportandoli in un vigoroso turbinio di sensazioni ed impressione che vengono ripercorse dalla tua mente tramite immagini che si moltiplicano e si accavallano e spingono a interrogarsi e a mettersi in discussione perché il senso della cattura è totalizzante, il bisogno di comprendere, di svelare le tante linee di mistero, risulta intenso e potente. Forse perché l’autore non è un artista qualsiasi ma un soggetto, che grazie al suo amore per l’arte, risulta realmente profondo ed in grado di picchettare un continuo scavo interiore fornendo risposte scomode, fastidiose senza mai ostentare il possesso delle certezze, attraverso un’arte grafica del tutto originale ed inedita tutta da denudare.
Molteplici sono gli elementi che costituiscono una sorta di filo conduttore che tratteggia il percorso artistico del Martinelli; il pittore è stato capace di donare alle sue opere la peculiarità di mantenere una marcata linea di attrazione da parte dello spettatore, spingendolo a ritornare a guardare per cogliere gli elementi simbolo che fungono da guida, con le allusioni sottese, con le nature ricche di riferimenti da scoprire, con le geometrie ritornanti, con i colori talora intensi e ben accostati, con il senso della luce. In tutto questo viene esaltata la non istantaneità degli aspetti della natura; l’apparente pacatezza di certe raffigurazioni; il senso della solitudine del mondo contadino con la linea di nuovo abbigliamento dello stesso, quasi a voler conferire dignità.
Gli elementi che arricchiscono il paesaggio ricoprono ruolo ben delimitati e precisi accresciuti da un profondo significato intrinseco: la casa solitaria si identifica con l’agave, tipica pianta meridionale; gli attrezzi rustici, indispensabili per la campagna, racchiudono la sacralità che il contadino attribuisce al suo lavoro, necessario per l’umanità; il cavallo dalle belle forme tondeggianti comunica la povertà della campagna meridionale, infatti il cavallo non vive, ma cerca di sopravvivere. Infine il girasole è la semplice ricompensa alla vita dura e faticosa del contadino, condotta senza mai un attimo di ribellione.
Tutti gli elementi sopraccitati sono resi mirabili in situazioni contrastanti nelle quali l’Io assume una posizione di centralità senza mai artificiosità ma solo per poter meglio osservare ed indugiare sui ricordi che affiorano, sia in tutta la loro morbidezza che in tutta la loro voracità.
Un’artista che, spinta da tali elementi, coglie suggerimento per geometrie e curvature è Rosalba Demetrio, la quale afferma: “Giochi di linee curve, geometrie di segmenti composti per creare le immagini, femminili e maschili, che colpiscono soprattutto per la grave, malinconica fissità degli sguardi, monoculari o senza luce in qualche caso. I volti, alterati nelle forme naturali, perdono la loro caratteristica fondamentale, l’identità, e così devastati e grotteschi si impongono sui busti armonici e convenzionali dei soggetti ritratti”.
E’ palesata la situazione nelle quale le forme spingono verso una risoluzione estetica che da un lato supera la realtà, travalicandola, dall’altro conserva l’eleganza della struttura.
In conclusione, la pittura di Michele Martinelli risulta sempre piacevole, accattivante ed attraente nella continuità e nella finezza dell’evoluzione, in grado di trascinare sempre con se l’occhio dell’osservatore. Martinelli c’incanta così com’è, lasciandoci la curiosità di conoscere ogni piccolezza della sua arte quotidiana atta a rapire, stordire, annientare tutte le nostre più intime sensazioni che volteggiano nei colori della fantasia.
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