Il nuovo lavoro cinematografico di Antonio Albanese è un vero e proprio tripudio di comicità, trovate geniali e risate, anche se spesso dal sapore amaro. Si tratta di una rappresentazione bizzarra ma pur sempre aderente al periodo che il nostro paese sta vivendo, anche se non ci sono riferimenti diretti.
Le risate, però, sono solo una parte delle possibili reazioni perché è un film dalle mille sfaccettature, dallo stupore di fronte a determinati personaggi all'amarezza per la loro volgarità, dallo sfarzo di alcuni costumi alle scenografie in generale, al plauso per una storia sicuramente originale e coraggiosa.
Tre protagonisti in uno, Cetto La Qualunque, Favaretto e Frengo: il primo è il politico calabrese che tutti conosciamo dopo “Qualunquemente” alla prese con la sua prima défaillance sessuale, il secondo è un secessionista del nord-est, il terzo è un fricchettone pugliese che cerca la beatificazione da vivo, soprattutto per volere della mamma (una molto invecchiata Lunetta Savino).
Tutti e tre finiscono in carcere per diversi motivi, tutti e tre vengono tirarti fuori per essere promossi a parlamentari per poi finire come clandestini alla deriva, metafora della nostra condizione attuale!
Con questi personaggi Albanese è diventato famoso presso il grande pubblico, poco importa se sono un po’ volgarotti e gretti, perché questo film non per forza vuole far ridere, e come lo stesso attore ha dichiarato, per alcuni aspetti può essere considerato anche di genere drammatico e horror.