Diretto da Sam Mendes. Scritto da Justin Haythe.
Con Kate Winslet, Leonardo DiCaprio, Kathryn Hahn, David Harbour, Kathy Bates, Richard Easton, Michael Shannon.
Drammatico, 119 min.
U.S.A. - Gran Bretagna, 2008.
Si può vivere senza sentirsi vivi?
April e Frank Wheeler sono una giovane coppia degli anni ’50, che vive in un sobborgo residenziale del Connecticut: Revolutionary road. Impiegato lui, ormai casalinga a tempo pieno lei, incarnano la classica e perfetta coppia middle class americana dell’epoca. Eppure, sotto l’apparente perfetta serenità, April e Frank celano il rimpianto e la calma disperazione per essersi ritrovati a vivere una vita diversa da quella che avevano sognato. Lui si dedica ad un lavoro noioso e senza prospettive; lei ha abbandonato la carriera da attrice per occuparsi della bella casa e dei due figli. Desiderano qualcos’altro; desiderano “sentire veramente le cose”, per non veder passare davanti ai propri occhi la vita, senza riuscire ad afferrarla. April, quindi, propone a suo marito di trasferirsi a Parigi, che lui ama molto e dove ha sempre detto di voler tornare, e di iniziare un nuovo percorso insieme.
Lui inizialmente è d’accordo, ma poi i commenti increduli e contrariati dei vicini, un incarico lavorativo più prestigioso e una terza gravidanza mettono in dubbio questo progetto.
Tratto dal romanzo di Richard Yates, Revolutionary Road racconta l’insoddisfazione e il desiderio di dare un senso alla propria vita; li racconta attraverso la storia di una coppia degli anni ’50, ma non c’è dubbio che le stesse preoccupazioni e gli stessi dubbi affliggono anche noi all’inizio del nuovo millennio. Anche oggi il conformismo costringe, più o meno inconsapevolmente, a percorrere strade già tracciate: ad un certo punto della vita bisogna sposarsi, bisogna avere dei figli, “se vuoi giocare alla casa, devi avere un lavoro; se vuoi giocare alla casetta carina, devi avere un lavoro che non ti piace”. Se provi a sognare qualcos’altro, vieni considerato “stravagante”, “nevrotico”. Ciò, per esempio, appare chiarissimo quando April e Frank comunicano ai loro amici la propria intenzione di trasferirsi e che, almeno per i primi tempi, sarà April a lavorare, mentre Frank si godrà un po’ di tempo per capire cosa desidera realmente fare: gli amici rimangono esterrefatti all’idea che sia la moglie a mantenere il marito e i figli, perché, ovviamente, dev’essere sempre l’uomo a sostenere economicamente la famiglia, e non si può immaginare che qualcuno possa desiderare qualcosa di diverso. “Ci vuole spina dorsale per avere ciò che vuoi”, e spesso la forza del conformismo e del perbenismo è più forte della determinazione personale. E così si rinuncia, si continua a fingere che tutto vada bene, anche se si continua a sognare un’altra vita; “si diventa più bravi a mentire”, anche se ci si sente soffocare e si realizza di aver sprecato l’unica occasione che si aveva nella propria esistenza.
Kate Winslet riesce con abilità ad interpretare i due lati pubblico (apparentemente felice) e privato (disperato) del personaggio di April, guadagnandosi un Golden Globe e una candidatura all’Oscar (meritatamente vinto, però, per The Reader), mentre Di Caprio trova una terza espressione del viso rispetto alle sue uniche due solo nel finale. Ottima la fotografia di Roger Deakins. Coinvolgente e commovente il tema musicale di Thomas Newman, anche se troppo ripetuto.