Filmografia di guerra e coloniale, il film “Bengasi anno ‘41” di Augusto Genina realizzato nel 1942 parla del dramma della popolazione italiana del Gebel Cirenaico e di Bengasi durante l’anno della occupazione inglese. Un film per certi versi attuale, che ben descrive come la appartenenza di una nazione a un popolo e di un popolo a una nazione siano un concetto relativo.
Bengasi vince la Coppa Mussolini per il miglior film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1942, riprodotto ora nella sua versione originale, su cui dobbiamo segnalare una precisazione, nel rimaneggiamento del film a opera di Carlo Maria Bassoli nel 1955 si aggiunge un senso completamente stravolto della storia originale del film, che tratta delle vicende di guerra del 1941 viste dal punto di vista dell’esercito degli italiani. Vedremo insieme come mai questo film è stato premiato con la Coppa Mussolini.
Quattro storie sono inserite nella realtà di guerra di Bengasi, la storia di Giuliana e Filippo, della prostituta Maria Fanny e un soldato, una contadina e il figlio, Carla (straniera con un nome italianizzato) e il cap. Berti Giachetti e il figlio Assam ovvero Sandro: quattro cliches della cinematografia fascista.
Giuliana e Filippo:un episodio in cui emerge il razzismo verso la emancipazione femminile, dove le donne laureate, come Giuliana, erano un cattivo esempio per la società e non potevano che essere simpatiche alle spie, episodio che termina con un giustizialismo assurdo punitivo, una scena di umiliazone terrificante quella che conclude il racconto dei due, con gli adepti del Duce, la povera gente che fugge nei rifugi vittima dell’attacco degli occupanti, terrorizzata, che si scaglia verso i pesci più piccoli, contadini e popolani che sputano in faccia alla spia, Filippo, considerato un traditore, che sarà consegnato nelle mani del Tribunale Militare Inglese. una ulteriore umiliazione della donna, che da prostituta non potrebbe ad altro aspirare se non a un soldato, dal momento che la sua vita è un continuo andirivieni di uomini, come quella di un soldato, senza pace. Eppure la donna salverà insieme alle sue amiche lo stesso soldato, da un controllo delle milizie inglesi e per questo il suo caro soldato, che prontamente ha verificato la esistenza di un indirizzo della donna, forse, un domani, stanco della vita militare, tornerà da lei per giurarle amore eterno, nel caso in cui non muoia. Del resto a che cosa mai dovrebeb aspirare una prostituta.
Una contadina e il figlio: l’Italia è fatta di contadini e di madri premurose nel periodo fascista, questa è la parte sociale da difendere in maniera assoluta, ecco che il film mostra come il terribile attacco delle forze occupanti sminuisca il contadino italiano, fino a ucciderlo, episodio che meritevolmente punisce l’aspetto militare del film, che crea un presupposto predisponente alla pena per il popolo italiano, a dovere per rigore, e che termina con la morte del povero vecchio, rimasto a controllare che la “roba” non sia trafugata dai soldati. Il vecchio contadino goriziano, terra di confine sfruttata per inculcare il principio della sacra Patria, lascia un figlio, diventato cieco per la patria che tornerà a casa con la mamma, che lo ritroverà per caso dopo averlo per giorni inutilmente cercato, vedendolo in un parco di un ricovero per malati, dove i militari feriti e mutilati trovano ristoro, riconoscendolo lei stessa, essendo lui cieco.
Carla e il ca. Berti: una donna straniera che ha un figlio con un italiano, punita con la perdita del figlio per non avere obbedito al primo ordine del caporale di lasciare Bengasi per potarsi in salvio nella patria Italia. La cameriera di casa rigorosamente scelta tra le donne nere, non sia mai che l’Italia non ha dato lavoro alla popolazione locale, parla un italiano perfetto, Carla invece no, per questo non può capire le logiche della guerra.
Un film intriso di nazionalismo, che viene buono in un anno importante come quello in cui cade l’Anniversario della Unità d’Italia, i 150 anni di una nazione, che è stata costruita con questa mentalità nazionalistica terribile, che porta quasi ad apprezzare le bandiere stridenti delle SS, che non sono italiane per niente, non appena alla fine del film le forze di occupazione inglese, strategicamente in linea con gli obiettivi di un esercito e quindi per nulla “cattive” anche se questo si vuole fare emergere, se ne vanno e lasciano che la gente sventoli bandiere di morte nella illusione di avere conquistato la libertà
Il dramma di questo film è che rappresenta realmente quello che il popolo italiano era e che per fortuna non è più. Per fortuna molto di questo è stato sepolto da una cultura diversa, che concepisce l’Esercito come forza armata e non come modello di vita.