La città è una giungla, si usa ancora?
Lo abbiamo sentito dire spesso e per parecchio tempo: questa città sembra una giungla, siamo nella giungla, in riferimento al traffico, alle insegne e ai cartelli stradali, alla confusione e alla difficoltà in generale che si può vivere in alcuni momenti critici nella metropoli, così spesso al punto di esserci un pò abituati a riconoscere l'ambiente metropolitano con questa parola. Ma perché?
La giungla sarebbe in realtà una foresta vergine, tutt'al più la foresta tropicale, eppure in senso figurato, ben lontano dalla reale corrispondenza tra le situazioni, si usa definire anche la città con la parola giungla senza pensare troppo a quello che si sta dicendo.
Impenetrabilità? Naturalezza? Senso di selvatichezza? Ebbene no, tutt'altro. La realtà che lega la città alla giungla è fatta di idee e di concetti legati a questo tipo di ambiente che sono di derivazione culturale tramandata indirettamente e ben lontani dalla concretezza dei fatti.
Chi è stato davvero nella giungla non paragonerebbe mai questo tipo di foresta ad una città, mentre chi non c'è stato spesso si trova a usare questa figura retorica per parlare dell'ambiente metropolitano.
Giungla viene interpretato dunque come intrico (le liane), groviglio e confusione (le strade e il traffico), caos (ambiente impenetrabile e sconosciuto). Retaggio culturale che con il tempo è diventato figura retorica, individuando in frasi come "giungla d'asfalto" e "legge della giungla" il sistema di una logica che porta a unire questi due ambienti così diversi in un unico contesto.