L’acquacoltura in Italia
L’acquacoltura in Italia
L’acquacoltura nel nostro paese ha origini antichissime; infatti già dai tempi degli antichi romani, venivano allevate varie specie ittiche in bacini chiusi, in cui veniva immessa acqua salmastra attraverso un’ingegnosa rete di canali. Ricordiamo anche in Cina, molto prima dei romani, già si allevavano carpe in bacini artificiali.

Però l’allevamento di specie ittiche si è sviluppato in modo intensivo dopo la seconda guerra mondiale, grazie ad una serie di Fattori che ne hanno permesso lo sviluppo, quali:
- aumento demografico;
- incremento medio di redditi e del tenore di vita;
- aumento della richiesta di proteine animali;
- diffusione e razionalizzazione della catena del freddo;
- conoscenza della biologia delle specie di interesse zootecnico e  delle tecniche per allevarle in condizioni controllate.

Complessivamente in Italia, (pesca + acquacoltura) la nostra produzione ittica è di circa 460.000 tonnellate che rappresentano circa il 40% del consumo interno. Ne deriva, quindi, la necessità di importare il 60% di pesci e prodotti derivati.

In Italia vengono allevate principalmente le seguenti specie ittiche : Trota, Spigola e Orata.
Altre specie sono state provate ad essere allevate ma, per diversi motivi,  non hanno avuto successo; tra queste ricordiamo: Sogliola, Ombrina Boccadoro, Sarago, Pizzuto, Tonno e Ricciola .
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