La musica è la regina delle arti: dà emozioni e accompagna ogni aspetto della nostra vita, dai più tristi ai più felici. È un linguaggio molto antico, conosciuto già nell’epoca primitiva, quando costituiva un meccanismo di coesione sociale. Alcuni esempi di come la musica crei un senso di comunità possiamo riscontrarli ancora oggi durante le cerimonie religiose, militari o semplicemente folcloristiche.
Ma oltre a questo c’è di più. La musica oggi viene usata anche alla stregua di un farmaco, ovvero per curare disturbi, sia fisici che psichici.
Agli inizi del ‘700 il medico e musicista londinese Richard Brockiesby scrive il primo trattato di musicoterapia, che fa il giro dell’Europa. Da allora sono stati fatti molti passi avanti e questa scienza si è arricchita notevolmente.
La musicoterapia è, come dice la parola stessa, una terapia che si serve della musica per curare delle patologie e favorire il benessere psicofisico della persona. In particolare la musica migliora “la capacità di comunicazione, apprendimento ed espressione”.
Alla base della musicoterapia c’è la convinzione che molte patologie sono causate da problemi emotivi, che poi interferiscono con il sistema nervoso e da lì si diffondono nel corpo. L’uomo quindi somatizza le proprie emozioni. Il suono non fa altro porta alla luce quei conflitti che condizionano i comportamenti delle persone.
Ciò è possibile perché la musica è in grado di influenzare il nostro cervello, il quale lancia messaggi a tutto il corpo. Ad esempio, le melodie usate per i film horror provocano accelerazione del battito cardiaco, sudorazione e angoscia.
Addirittura alcuni studi recenti hanno dimostrato che, mettendo su un po’ di musica, le piante crescono meglio e le mucche producono più latte.
Kate Heimer ha scoperto che il cervello suddivide gli elementi sonori a partire da due elementi: la tonalità maggiore o minore e la velocità dell’esecuzione. Individuando la reazione del paziente a questi stimoli si può intervenire con una terapia personalizzata.
Musicoterapia non vuol dire solo ascoltare musica, ma anche esprimerla: cantando, suonando uno strumento. È un trattamento adatto sia ai bambini che agli adulti. Le patologie principali che è in grado di curare sono gli handicap fisici e mentali, il deficit sensoriale, la demenza senile, il morbo di Alzheimer, la depressione, l’autismo e la schizofrenia.