Il “no” caparbio dei due anni…quando inizia l’educazione?
Il “no” caparbio dei due anni…quando inizia l’educazione?
Debita e necessaria è la premessa: l’educazione dei figli è sicuramente un compito che si sviluppa e si perfeziona di pari passo con la loro crescita.
Quando i bimbi sono piccoli piccoli tutto è più semplice. I bisogni del neonato, infatti, sono molto elementari: occorre nutrirlo, accudirlo e coccolarlo. In questo primo periodo i neogenitori sono chiamati a sperimentare il loro ruolo e a formare ed ampliare le loro conoscenze e competenze soltanto relativamente alle esigenze primarie del figlio.
Ma è quando il bimbo inizia a crescere e conseguentemente ad acquistare una certa autonomia e a manifestare la propria personalità che mamme e papà si trovano a dover fare i conti con le innumerevoli problematiche legate all’educazione: ci si chiede quale sia il momento migliore per far capire al bambino l’importanza di alcune abitudini e soprattutto la necessità del rispetto di alcune regole.
Tralasciando tutte le teorie di antiche e moderne correnti della pedagogia, occorre calarsi nei panni di quelle mamme e di quei papà che improvvisamente si trovano a dover affrontare questo tipo di problematiche e soprattutto di chi si trova a dover fare i conti con siffatte questioni per la prima volta. Naturalmente in questa sede non si pretende né si è in grado di fare lezione di pedagogia, ma si cerca solamente di rendere l’idea della situazione spesso difficile in cui i neo-genitori si trovano a vivere. I dubbi piuttosto “seri” iniziano a presentarsi quando il bimbo, compiuto il primo anno di età, comincia a manifestare il suo interesse per il mondo che lo circonda, ricco di colori, di suoni, di sapori, ma anche, purtroppo, inesorabilmente pieno di pericoli, di luoghi e circostanze da evitare. Iniziano allora i “non toccare, stai attento, non buttare, non tirare, non, non”…Ed è proprio di fronte all’atteggiamento spesso capriccioso, naturalmente teso verso l’affermazione della propria personalità e del proprio io, che nascono i primi contrasti. La mamma o il papà si chiede come e quanto assecondare questa voglia di auto-affermazione del figlio e come e quanto insistere sulla necessità di far capire al bambino che alcune regole sono fondamentali e non possono essere messe in discussione. Così inevitabilmente si arriva alle solite riflessioni “faccio bene, dovrei provare così, dovrei farglielo capire in altri modi….”
Ai genitori, spesso inesperti, perché alle primissime esperienze, che cercano con tutta la tranquillità possibile di far capire al bambino “questo così, questo colà, questo si può, questo non si può” la risposta è quasi sempre la stessa “no, no e no!”. Il piccolo inizia a manifestare agli altri quelli che sono i suoi desideri e quelle che sono le sue volontà, sondando in maniera spesso ostinata i campi e valutando con caparbietà i limiti che è lecito oltrepassare, o almeno ci prova!
E purtroppo accade spesso che si sia sempre troppo presi da altre incombenze e da altre responsabilità. E per questo che troppe volte, di fronte all’ennesimo capriccio, all’ennesimo no caparbio, si arriva a desistere per sfinimento, facendosi subito dopo assalire da inutili sensi di colpa.
E’ proprio in questi momenti però che dovremo aver presente una riflessione fondamentale: siamo sì genitori, ma non superman! Essere mamma o papà non comporta inevitabilmente solo una serie di responsabilità cui si deve pensare in maniera inderogabile e perentoria.
E’ sicuramente pura presunzione quella di volere ad ogni costo sentirsi perfetti come genitori: anche questo è un “mestiere” o se vogliamo un’arte che si affina con il tempo.
Impariamo a crescere i figli, crescendo insieme ai nostri figli!
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