Pubblicato dopo la seconda Guerra mondiale, Menzogna e sortilegio fu un romanzo criticato per la scelta della scrittrice. Elsa Morante lontana dalla corrente letteraria del neorealismo, affonda lo sguardo nell’ambiente familiare, dove favolistico e realtà si confondono, dove i ricordi si mescolano con l’immaginazione. Al centro della vicenda, tre generazioni si succedono; la piccola Elisa narratrice e autrice del diario, la fragile madre Anna e la nonna Cesira. La storia si apre con il capostipite della generazione, nonna Cesira, una donna emancipata per quei tempi, una maestra che si lascia sedurre dall’affascinante Teodoro. I due tuttavia si separano, ma dal loro connubio nasce Anna, la quale manterrà un rapporto conflittuale con la madre. Un giorno, Anna incontra l’amore della sua vita, Edoardo il cugino. Il giovane borghese concupisce l’innocente Anna e costruisce un rapporto morboso con la ragazza. Il cugino illude e trama contro Anna fino ad abbandonarla per una nuova amicizia, il falso barone Francesco De Salvi. Il perfido Edoardo pianifica e scambia le coppie. Allontana Francesco da una prostituta Rosaria, favorisce l’unione tra Francesco e Anna e compra l’amore di Rosaria con un anello. Edoardo muore, ma Anna continua a coltivare il sentimento unicamente per Edoardo, trascurando la figlia Elisa e l’affettuoso marito Francesco. Anna vede il fantasma del cugino aggirarsi per le camere della casa, sente i suoi richiami, le sue minacce e le sue menzogne. Il desiderio del grande amore induce alla follia: tra sogni e allucinazioni i due amanti si incontrano come in un sortilegio. Il destino gioca contro Anna; Francesco muore al lavoro. Anna paga per la menzogna e il sortilegio svanisce. L’autrice focalizza l’attenzione sulle dinamiche del contesto familiare, sul rapporto conflittuale tra madre e figlia. Il lettore è chiamato a sua volta a interpretare il testo; lasciare spazio all’immaginazione o discernere tra finzione e verità?