Un re senza distrazione di J. Giono di Fausta Le Piane
Un re senza distrazione di Jean Giono di Fausta Genziana Le Piane
In questo saggio su Jean Giono, il cui titolo è “Un re senza distrazione,” Fausta Genziana Le Piane offre al lettore un viaggio letterario, psicologico, sentimentale dello scrittore. Il romanzo diventa riflessione nell’esplorare i sentimenti dei personaggi e il loro mondo attraverso la rappresentazione oggettiva della realtà. Lo scrittore appassionato della classicità soprattutto di Omero e Virgilio riverbera tracce della loro poesia nelle sue opere. Il romanzo scritto nel 1944 fu pubblicato nel 1947 dopo avere attraversato le forche caudine del carcere accusato ingiustamente di collaborazionismo con i fascisti. Da giovane aveva partecipato alla prima guerra mondiale, ne era uscito sconvolto dalla sua crudeltà e aveva abbracciato l’ideale pacifista che sarà sentimento dominante della sua esistenza. Il titolo si riferisce a uno dei Pensieri di Blaise Pascal: “Un re senza distrazioni è un uomo pieno di miserie.” Il libro ha come sfondo scenico un borgo di montagna, Chichiliane, nell’alto Delfinato. La sua quiete viene turbata da una serie di delitti misteriosi, i corpi delle vittime sono nascoste in un gigantesco albero di faggio. La gendarmeria manda il brigadiere Langlois per indagare e scopre l’assassino in un certo Monsieur V. che al momento dell’arresto viene ucciso con due colpi di pistola alla pancia e il caso rimane insoluto. Ritorna di nuovo dopo qualche tempo al borgo per dare la caccia al lupo che sgozza le pecore e prende alloggio presso Salsiccia una ex-prostituta. Riesce a trovarsi davanti al lupo che uccide con due colpi alla pancia. Ritornata la tranquillità nel borgo Langlois mostra strani comportamenti con chi gli sta vicino. Chiede a Salciccia di trovargli una moglie e gli presenta Delphine. Una sera sembra che si accenda un sigaro è invece un candelotto di dinamite che lo uccide.
La storia raccontata da Giono sembra avere una impronta poliziesca ma in realtà l’intreccio non è altro che la rappresentazione della difficoltà esistenziale del personaggio centrale “anche se all’inizio, era soprattutto l’assassino che mi interessava” dice lo scrittore. Langlois è consapevole di avere dentro di sé la bestia feroce che lo tormenta, l’inquietudine lo divora, gli impedisce di liberarsi e quindi si comporta da giustiziere. La sua stessa fine dimostra una profonda malattia dello spirito che non riesce a conciliare sé con l’altro di sé.
Un umanesimo profondo emerge dalle sue opere e da scrittore manifesta la condanna della società che mira solo al profitto e non si cura dei più deboli. Esiste una umanità sofferente soprattutto nelle popolazioni meno agiate e immiserite da totalitarismo e da guerre nel ventesimo secolo, da pacifista ne è stato dolente testimone e ha condannato. La natura è un tema molto caro a Giono, stigmatizza il comportamento dell’uomo che la violenta asservendola ai propri interessi e distruggendone la bellezza. Canta l’Alta Provenza una terra di montagne aspre e assolate e di tradizione pastorale dove l’uomo trova nel suo profondo silenzio l’unione con il cosmo e il creatore. La natura detta il ritmo dei giorni che come afferma Giono “La montagna è mia madre.”
Fausta Genziana Le Piane con una attenta analisi dei testi mette in evidenza attraverso medaglioni un quadro complessivo del pensiero e dell’attività letteraria di Jean Giono, e fa risaltare l’attualità di uno scrittore, non del tutto capito dai contemporanei, che precorre la nostra epoca.
Francesco Dell'Apa