Breve biografia
Chiara Baldani è nata il 20/01/1969 a S.Giovanni V.no (AR), dove risiede. Si di-plomò all’Istituto Magistrale Statale Giovanni da S. Giovanni. Ha esperienza in lin-guaggio di testi e html e dal 1998 si specializza in Internet come creatrice di siti e pagi-ne web, con esperienza lavorativa come responsabile letteraria nel sito "Calypso" (URL: http://www.calypso.it ) e, attualmente, gestisce una rubrica personale "Chiara e il mon-do dei libri" nel sito Equiseto (URL: http://www.equiseto.com/).
Il suo sito web e i suoi racconti sono presenti in conosciuti motori di ricerca e siti lette-rari italiani ed esteri ed un suo testo epistolare "Parole di un addio" ha fatto da sottofon-do per un cortometraggio realizzato a Salerno.
Pubblicazioni
Il primo romanzo "Due" (Ed. Cartaverde), stesura 1992 - 1994, pubblicato nel-l'ottobre 1996 ed una "Raccolta dei racconti" (Ed. Cartaverde). Il secondo romanzo "Ol-tre il cielo" (Ed. I miei colori), stesura 1994 - 1996, pubblicato nel dicembre 2000, a li-vello nazionale e su Internet. Il terzo “Una vita per Emma” in lettura alle Ed. Baldi-ni&Castoldi. Il quarto in stesura "Lettere dal mare". Alcuni dei suoi racconti sono stati inseriti in un'antologia "Tracce di percezione costante" curata dal Comune di S.Giovanni Valdarno, Archivio Produzione Giovanile.
Cara Chiara, iniziamo subito l’intervista con una domanda personale.
Lei è una scrittrice per passione, ma in che tipo di genere letterario si possono incanala-re i suoi scritti?
Quello interiore, suscitato da fatti della vita che vengono trainati spesso dalla scia e dal valore dei ricordi, dolorosi come fonte di pacatezza, malinconia.
Ha mai provato a spaziare in altri generi al di fuori del suo? Con che risultati?
Sì ho provato, ma la scrittura risultava forzata, quasi fredda, non la sentivo mia, come se fosse stato qualcun altro a scrivere.
Cara Chiara, come è nata la sua passione per la scrittura?
Fin dagli anni delle scuole ho avuto più spontaneità nel ritrovarmi nella scrittura che in altro. Ho amato fin da piccola le parole scritte per ciò che emanano, per la loro forza d'espressione.
Sappiamo che il cammino dell’artista è difficile e poco gratificante. Lei ha mai trovato soddisfazioni nel perseguimento di questa strada?
La soddisfazione c'è stata nel cammino interiore che la scrittura mi ha portato a compiere a volte faticando per il dover guardarmi dentro al fine di essere sincera, scrivendo.
Di lei sappiamo che è piacevole scrittrice ed immaginiamo che sia anche un’attenta let-trice. A tale proposito vorremo sapere qual è il suo libro preferito e perché?
Il libro che preferisco è "I miei martedì col professore" di Mitch Albom.
Non un romanzo ma il racconto di una vita e la scoperta dei suoi valori, fatti rea-li che passano attraverso sentimenti di gioia e di dolori.
Molti sono i consigli che vengono dati agli aspiranti scrittori per cercare di avere suc-cesso. Tra i molti suggerimenti è ricorrente quello di seguire le indicazioni di mercato. Lei ha mai scritto un’opera seguendo le indicazioni di mercato piuttosto che l’ispirazione?
Ho fatto dei tentativi ma sono risultati negativi per il fatto, come dicevo, che la scrittura non mi apparteneva, non la sentivo provenire da me.
E’ capitato anche ai più grandi scrittori di “subire” dei blocchi nella scrittura.
Lei ne ha avuti e come ha cercato di superarli?
Artisticamente sono molto scostante, alternano spesso periodi di vuoto artistico con periodi di attento fervore letterario. I periodi di stallo cerco di superarli naturalmente, aspettando senza forzare, senza sentire la scrittura come un dovere ma co-me un bisogno.
Conoscendo la sua anima poetica, le vorremmo chiedere di commentare la seguente poesia dell’artista Elisabetta Bilei.
“Il ritratto di Pace
Mi siedo e pongo il mio sguardo verso l’infinito.
Ad un tratto un movimento.
Il mio cuore s’impregna di speranza.
Mi alzo.
Una bimba batte le sue tenere manine sulle porte del mondo,
Mi guarda con occhioni brillanti e mi sussurra:
“Perché non posso entrare?”.
Le propongo di pazientare e stare insieme ai piedi del pianeta.
Mi sorride e accetta.
Giochiamo insieme,
La cullo e la coccolo,
Lei m’ispira tenerezza.
Nel frattempo, l’astio arriva fin alle pendici del creato.
Un giorno bimba si ammala gravemente.
Io soffro. Lei è malata d’odio.
Un odio che la rapisce e la invade.
E’ cupamente pallida,
Della sua vocina melodica rimane solo un sussurro irrisorio.
Mi sgorga una lacrima…poi due…poi tre…
Mi regala il suo ultimo sorriso.
Bimba si chiamava Pace, era bellissima.
Peccato che non l’abbiate conosciuta.”
La poesia sopraccitata mi ha provocato un forte sentimento di commozione.
Solo le parole scritte riescono a suscitarmi tali emozioni, perché le "sento dentro" contrasporto emotivo.
Se le fa piacere, possiamo congedarci con un “buona fortuna” e un suo racconto.
Ringraziandola per la sua professionalità, allego un mio racconto.
Autunno
di Chiara Baldani
Il fruscio del vento staccava le foglie degli alberi che trovavano pace sul giardino. Questo, avvolto da un tappeto, era pennellato dai colori dell’alba fino a giungere ad un rosso tramonto. Un ru-more stanco di passi accentuò quella quiete fin troppo solitaria e si confuse con il continuo rumore delle foglie ormai a terra. L’intrusione terminò tanto in fretta quanto era giunta per trova-re riposo su una panchina.
Una giovane donna osservava quelle foglie tanto diverse l’una dall’altra mentre le ginocchia risentivano la pressione delle brac-cia ormai intorpidite per aver sorretto troppo a lungo il volto.
Un raggio di sole filtrò tra i rami degli alberi ed illuminò alcune foglie. Rachele non poté non sorridere e, seguendo verso l’alto quel raggio, incontrò un pezzetto di cielo. Malgrado la stagione autunnale, era limpido e solo qualche nuvola ingrossata spezzava qua e là la sua immensità arrivando a sfiorare le colline tinteggia-te dalla boscaglia. Rachele si avvicinò alla ringhiera del tutto ar-rugginita e guardò quelle cime infuocate. Sollevò lo sguardo fin sopra le cime dei promontori provando la stessa sensazione di quando ammirava l’orizzonte sul mare incapace di manifestarla con alcuna povera parola. Solo i suoi occhi erano in grado di im-mergersi in quella profondità, che le nasceva da dentro e che si rifletteva in una irresistibile voglia di andare oltre, senza accon-tentarsi della superficialità. Per Rachele ci doveva essere molto di più.
- Anch’io amo molto questa stagione. Una voce non più giovane ma chiara spezzò il muoversi del vento. Interpretò quel prolungato silenzio come un assenso e, volgendo i piccoli occhi azzurri verso le colline, continuò pacatamente: - È triste pensare a come molte persone dipingono l’autunno con malinconia soltanto perché asso-ciano questi colori a qualche cosa di inerte. Rachele sentì un sus-sulto provocarle un’emozione. Annuì con la testa consapevole che erano state quelle parole a toccarla profondamente. Si voltò e li-berò gli occhi dai capelli appena solleticati dall’aria. - Ha ragio-ne.- accarezzò con gli occhi l’anziana signora. I capelli assomiglia-vano molto alla morbidezza delle nuvole. Raccolti indietro scopri-vano il volto non più vellutato come un tempo ma illuminato da uno sguardo presente. Rachele chinò la testa. Una foglia rosso fuoco emerse da un piccolo gruppo di foglie più chiare. Rimase a lungo attratta da quelle sfumature. - Sai, il corso della vita è un po' come loro.- disse sommessamente l’anziana signora, sedendosi a fianco di Rachele, - All’inizio della stagione sono verdi. Poi gialle. Un giallo molto simile ai campi di grano che con il passare dei giorni si scurisce fino a divenire così. Raccolse la foglia quasi marrone e la depose nel palmo della mano di Rachele che, rapita da quelle parole, rallentò inconsciamente la corsa del proprio co-noscere. - Non avere fretta di voler vivere quello stadio di vita... non c’è l’uno senza prima l’altro e nessuno purtroppo ci dà il bene-ficio di riprovare. Ognuno di questi colori è di per sé unico per-ché irripetibile... proprio come te. Non cercare invano di risolve-re qualcosa che poi sarà superato a tempo dovuto. Una lacrima trattenuta troppo a lungo traboccò dagli occhi di Rachele so-praffatta dalle infinite emozioni che la saggezza della signora aveva causato.
- Non so cosa dire. Non sa neanche come mi chiamo, non ci cono-sciamo e... - Esistono infiniti modi per trasmettere qualcosa ad una persona e tu l’hai fatto condividendo questo tuo momento con me.- con le mani tolse le lacrime dal quel giovane volto.