Nell’anima di un artista
Nell’anima di un artista
Mi ha sempre incuriosito la gente di fronte allo specchio, è così buffa… I bambini, ad esempio, si travestono da adulti mentre gli adolescenti misurano i propri cambiamenti. Alcuni scappano, altri si adorano. Ma tutti, almeno per un istante, si guardano dentro. Fissano la loro immagine e vanno al di là di essa, aprono un varco nella loro anima.
E questo è quello che fa un artista, sempre, ed è questo il viaggio che intraprendiamo oggi con Mas-similiano Martines.

Cosa lega e cosa divide Massimiliano Martines attore da Massimiliano Martines scrittore?
Le cose che accomunano l'attore e il poeta sono tante: l'urgenza del dire, i silenzi, il narcisismo, la forza di volontà, l'ironia, la sensualità, la violenza, .. Potrei continuare ancora .. Penso sia sufficiente vedermi dal vivo per rendersi conto delle aderenze. Mi sembra più interessante, invece, passare in rassegna le cose che dividono le due anime. Paradossalmente mi sento più vivo nella scrittura poeti-ca che nel fare teatro. La poesia vive di cose reali, vere, te la puoi portare ovunque, ti sorprende fre-quentemente, si lascia scrivere anche nel bel mezzo di una discoteca tra suoni infernali (molti com-ponimenti del mio recente libro sono nati così!). Ovunque poesia! Il teatro ha bisogno di concentra-zione, di luoghi asfittici, cupi, e parlo di luoghi sia fisici che mentali (almeno questo è il teatro che io ho avuto modo di frequentare e di fare, il futuro è tutto in divenire ..). Il teatro è borghese anche nelle forme più avanguardiste e sperimentali, è fatto da figli di papà, gente annoiata che simula spessori e si riempie la bocca di paroloni. La poesia è invece un dono, sfugge ad ogni paradigma so-ciale, gode di una maggiore orizzontalità, è una lingua che sgorga dal ventre, dalle zone più remote, è mia mamma quando piange al cesso, è mia mamma quando canta tra i fornelli.

La poesia oggi è destinata alla morte o alla rinascita? E per lei cosa rappresenta?
Non so rispondere a questa domanda, anche se mi piacerebbe (in maniera positiva, ovviamente!). Vedo che c'è una ripresa d'interesse per la poesia. Il problema è che rischia di diventare un fenomeno transitorio, non oserei dire una moda, anche se sono tentato dall'affermarlo. Diciamo che il Mondo è in un passaggio criticissimo, le coscienze sono smarrite, la Poesia ha la capacità di parlare per direttissima al cuore delle persone. Il problema è sempre il solito: i potentati, le lobby che si na-scondono anche in questo ambiente, apparentemente senza alcuna risorsa economica. Mi riferisco a gruppi che esercitano il sottile e volgare ricatto culturale dell'accademismo e del baronato universi-tario, o di quei gruppi che si mascherano con tutti gli -ismi possibili e immaginabili, le avanguardie del belletto .. Un altro serio ostacolo che si frappone a una reale affermazione della poesia è la man-canza assoluta di un'arte oratoria, da un lato, e dall'altro la presenza invadente di una retorica orato-ria ora cotonata, ora invece in camuffa da naif: tutto ciò contribuisce a seppellire l’arte sotto spesse coltri di forfora e muffa. Per ciò che mi riguarda ho avuto la fortuna di aver studiato recitazione (fuori dalle scuolette, seguendo grandi maestri come Danio Manfredini e Fiorenza Menni per esem-pio), eppure il nervo non me l'ha insegnato nessuno. Se non avessi inciso sulla pelle le parole e l'e-sperienza, probabilmente sarei un insopportabile trombone, come tanti. Per me la poesia rappresenta una assoluta coincidenza tra la voce fisica e la voce del mio sentire. La poesia è militanza. Ogni vol-ta che faccio un reading mi auguro di appassionare sempre più gente, di rendere esplicite chiavi di lettura e decodificazione delle metafore poetiche, del linguaggio, dei sentimenti, .. È una cosa che non faccio solo per me stesso e per il mio egocentrismo.

Il suo “Ho scritto ti amo sullo specchio” (Edizioni Pendragon € 11,00) ha, tra gli ingredienti, più latte, sale o limone?
Quest'ultimo libro forse ha più sale rispetto alla mia precedente prova. Non parlo solo di sapore, anche di quello ..! Mi riferisco al bruciore che il sale provoca su una ferita aperta, laddove la ferita è uno squarcio molto personale e il sale è un additivo che tocca corde di una sofferenza umana vasta, inquietante, allibente.

La scrittura per lei è come un’innamorata, una confidente o una psicologa?
Come un'innamorata cui darsi con tenerezza spiazzante e con inaudita ferocia, nel mezzo c'è il poetuncolo che si rassicura con le serenate d'amore e si fregia della propria sensibilità d'accatto tra campi in fiore e uccellini cinguettanti. Io vengo dal rock, dalla strada, la mia voce è scartavetrata e i miei amori sono tutti irrimediabilmente, maledettamente tormentati.

Hai detto di venire dal rock, dalla strada. Cosa ti hanno insegnato?
A cadere in piedi sempre e a saper riconoscere le persone vere, i fratelli, la gente che mi somiglia. A contrastare l'ipocrisia, la noia borghese, l'ingiustizia, l'arroganza, ..così come mi hanno insegnato, sia il rock che la strada, a fidarmi dell'altro, a guardarlo negli occhi e specchiarmici dentro.

Hai un libro da comodino? Uno di quelli che mai ci si stanca di leggere e nel quale, per ogni volta che si prende in mano, si trovano sempre cose nuove?
In realtà ne ho due: uno è Camere separate di Pier Vittorio Tondelli, l'altro è Une saison en enfer di Arthur Rimbaud. Rispecchiano due parti di me sempre pulsanti e vive: una romantica e tenera, l'altra rabbiosa e talvolta ingenua.

Scrivere, per te, significa leggersi dentro o leggere il mondo?
Senza dubbio scrivere è un ottimo mezzo per conoscere se stessi, io lo faccio continuamente, ma nello stesso tempo è lo strumento che consente di indagare il mondo e decifrarlo, proiettandovi sopra la propria visione fatta di desideri, posizionamenti, attitudini, .. Non si legge il mondo ma lo si filtra attraverso la propria esperienza che rimane unica, singolare, insopprimibile. Qui subentra una riflessione sulla verità e la relatività. Ognuno ha la propria verità, è fuori di dubbio!, ma attenzione che questo non sia un modo per relativizzare ogni cosa e azzerare il senso critico: è un rischio molto attuale e gli ambienti artistici tendono ad aggravarlo sottomettendo irrimediabilmente l'etica all'este-tica. E' il gioco del Capitalismo più subdolo che vende modelli a go-go e che ingurgita avidamente tutto, senza alcun ritegno. Ci sono artisti meravigliosi che lavorano, per esempio, per Fabrica che è del Gruppo Benetton, i loro oggetti, pur essendo prodotti in serie (e questo potrebbe avere anche un suo senso), sono bellissimi, a volte veicolano anche un significato, purtroppo (come tutti i prodotti di Benetton) vengono fatti in Sri Lanka, in Cina, in Turchia, non si sa dietro quale sfruttamento del lavoro, magari anche minorile... Qui c'è una verità ineludibile davanti alla quale le ragioni personali non sono altro che alibi incredibili, non scusabili, non accettabili.
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