Incoscienza collettiva o eccessiva fiducia nelle medicine? Un medico su cinque si vaccina contro l'influenza, uno su tre non si vaccina su nulla. La realtà che sta nascosta dietro alla piazza, che protesta contro i vaccini ai neonati, è ancora più terrificante: tra i primi veicoli delle infezioni e della trasmissione delle malattie contagiose ci sono proprio gli operatori sanitari, gli infermieri e i medici. Gravissimo ma reale, quanto emerso nella conferenza nazionale “Medice cura te ipsum” (lat. «medico, cura te stesso»), che si è tenuta a Pisa il 27 e 28 marzo 2017.
Nulla dunque di che stupirsi se, dopo la lettera inviata in esposto all'Ordine dei Medici di Milano, 150 medici chiedono uno studio, non per abolire i vaccini, nessuno che abbia un minimo di formazione scientifica direbbe ciò, ma incentrato sul momentum, ovvero uno studio trasversale di opportunità, diverso da quelli attuali.
Il motivo è semplice: gli studi attuali sono basati su dati epidemici e su osservazioni in situ, cioè epidemie, ma non hanno comparabilità con il 2017. La società della mobilità ma anche delle cure per tutti è cambiata: alcune malattie si propagano molto più velocemente, alcuni settori e alcune regioni di contagio (regioni epidemiche) sono ampliate, altre ristrette, e così via.. il Tavolo di concertazione riguarda NON l'abolizione dell'obbligo dei vaccini, bensì uno STUDIO di attualizzazione delle metodiche, dei protocolli, delle pratiche dei vaccini, un protocollo alternativo, infatti, non c'è.
Non stupisce quindi che tra i primi a non vaccinarsi ci siano proprio coloro che lavorano nei settori medico-sanitari, perché convinti che la medicina (a loro disponibile in ogni momento) possa curare in modo più puntuale la malattia stessa, per cui essi stessi non temono influenza, morbillo, rosolia, parotite, encefalite, poiché essi ritengono di saperla dominare e gestire a livello farmacologico e ospedaliero. Ma è sempre così? Ci sono strutture idonee per la cura tempestiva e puntuale di tutti i neonati? L'effetto gregge si può frenare con barriere diverse che non siano fisiche o chimiche (isolamento, vaccino). Ovvio che al momento no. Motivo per cui i medici (non certo i genitori o i politici) hanno l'obbligo ETICO di aggiornare i protocolli e gli studi, alla luce dei cambiamenti della società, in modo tempestivo, consentendo poi al politico e al genitore di turno di rispondere alla chiamata di profilassi. In pratica il contrario di quanto avviene oggi, dove i genitori non hanno più un protocollo adeguato e – piuttosto che mettere a rischio il neonato con un protocollo obsoleto – rinunciano al protocollo in sé, mettendo a questo punto ancora più a rischio la vita del figlio, paradosso della inadeguatezza di una cultura (MC).