CIWF che sta per Compassione, Mondo, Allevamento cioè allevare in modo sostenibile e in modo che gli animali non soffrano. Esiste un istituto cioè che segue gli allevamenti degli animali, che visita i diversi stabilimenti e certifica se c'è o no la possibilità di essere ritenuti compatibili con lo stile di vita naturale degli animali che si allevano.
Ad essere esclusi da questo tipo di allevamenti sono per lo più tutti gli allevamenti intensivi, che a dirla tutta offrono un terzo della carne che è messa in vendita sul mercato tradizionale, poiché coprono una fetta vasta di produzione, che va dall'industriale alla grande distribuzione.
Un probabile errore dovuto alla necessità di produrre molto e in modo sicuro, spendendo poco. A carico della sofferenza degli animali e della mancanza di rispetto dell'ambiente, aumentando per lo più anche l'inquinamento.
Il CIWF esiste da tantissimi anni, dal 1967, un allevatore inglese, come si legge dalla presentazione del sito, decise di andare contro corrente e di allevare le sue mucche con amore. Da quel giorno molte cose sono cambiate, tanto che per uova e latte sono – ad esempio – sempre di più i negozi che privilegiano la conduzione sostenibile. Non solo, ma un animale cresciuto in ambiente sano e naturale, se non è sottoposto a ultrastress, cioè troppi animali insieme o troppa produzione, è più sano, necessita di meno medicinali, che poi ci mangiamo nel latte e nelle uova e anche nelle carni, ormoni compresi.
Ci sono dei principi che gli allevatori seguono per il loro lavoro perché sia compatibile con questa certificazione: gli animali non devono soffrire, l'allevamento intensivo non è sostenibile, la concentrazione in allevamento è causa di epidemie, l'allevamento deve contemplare affetto ed empatia tra allevatore e alimenti. Il quadro è tale.
Si ritiene che, peraltro, uno stile naturale nell'allevamento sarebbe anche un potente rinforzo per alimenti più completi verso la salute dell'uomo (MC).