Rosaria viveva con ansia e con trepidazione l’ingresso di Giorgio nella comunità di recupero, nutrendo nell’animo aspettative e speranze ma anche tanta paura, paventando le difficoltà che il ragazzo avrebbe incontrato nel dovere accettare le regole. Temeva anche un suo allontanamento dal Centro ed in quel caso sarebbe venuta meno ogni speranza di redenzione.
I colloqui con gli educatori davano tranquillità alla povera donna che si sentiva rassicurata e confortata ed intravedeva una luce in quel grigiore di angoscia e di insicurezza che accompagnava tutte le azioni della sua giornata.
Rosaria era intenta alle faccende domestiche quando una telefonata di Maria, l’educatrice di Giorgio, la fece trasalire. Le voleva parlare, ma di persona, e le fissava un incontro a metà strada per evitarle il lungo viaggio fino alla cascina dove erano i ragazzi. Rosaria per giorni non fece che pensare all’incontro, a quale sarebbe stato il motivo, a che cosa fosse capitato al figlio.
La mattina dell’incontro, accompagnata da Michele, l’altro figlio, si recò con anticipo all’appuntamento ed attese impaziente con un’ansia che le pervadeva ogni parte del corpo, le chiudeva la gola e la opprimeva facendole battere il cuore all’impazzata.
Maria, con la pacatezza tipica degli educatori di comunità terapeutiche, incominciò il suo colloquio comunicando a Rosaria che bisognava iniziare a lavorare con Giorgio anche in altra direzione in quanto erano sopraggiunti elementi nuovi che avevano trovato impreparati gli stessi responsabili del Centro.
Un ragazzo di circa vent’anni si era recato all’ingresso della Comunità ed aveva chiesto all’operatore di turno di vedere Giorgio affermando di essere suo fratello. Maria, a conoscenza della storia dell’adozione di Giorgio e Michele, era sicura che la versione del visitatore fosse vera anche se chiedeva a Rosaria di iniziare un lavoro di indagine.
La madre non credette assolutamente a questa tesi ma ricercava la spiegazione in una bravata di qualche compagno di malefatte di Giorgio, studiata nei dettagli allo scopo di contattarlo. Maria fissava Rosaria negli occhi quasi per rincuorarla. Voleva prendere tempo, intendeva procedere con calma, consigliava un lavoro di informazione sulla famiglia di origine ma dava tutta l’impressione di credere al ragazzo in motorino, giunto in Comunità dietro l’impulso irrefrenabile di conoscere suo fratello. Forse Maria era stata colpita da un’eventuale somiglianza tra i due ragazzi perché era tanto convinta che fossero fratelli che si preparava al difficile lavoro che in tal senso doveva affrontare.
Rosaria, da canto suo, sebbene fosse convinta che si trattasse dell’ennesima diabolica iniziativa del “gruppo” di cui faceva parte Giorgio, iniziò le sue ricerche dettagliate col desiderio di concluderle nel più breve tempo possibile.
Documenti, date…una ricostruzione che occupò la sua mente per un’intera mattinata.
Era incredula! Dopo ventitrè anni trascorsi senza nessun elemento di collegamento alla famiglia di origine, Giorgio e Michele avevano trovato un fratello.
Come fare? Come intervenire in un momento tanto delicato dell’esistenza di Giorgio che si affannava per uscire dalla droga? Se lo chiedevano gli educatori, se lo chiedeva Rosaria che era consapevole di dover affrontare un altro ed impegnativo problema.
Francesco percorreva ogni giorno con il motorino la ripida strada che portava al Centro cercando riparo sotto l’ombra dei grossi alberi dai quali intravedeva sprazzi di cielo azzurro che gli davano una carica di fiducia. Ma ogni giorno ritornava deluso. Gli educatori avevano bisogno di tempo. Dovevano preparare Giorgio a recepire la notizia senza procurargli ulteriori traumi e poi studiare le modalità idonee per l’incontro tra i due giovani.
Arrivò, finalmente, il fatidico giorno. Rosaria e Michele furono convocati per l’incontro mensile con Giorgio. Iniziò un lungo, interminabile “gruppo” nel quale tutti i ragazzi parlavano delle loro esperienze di riscatto, dell’andamento di Giorgio in quella grande famiglia dove tutti si sentivano affratellati e coinvolti. Poi, un momento di silenzio che si prolungò fino a diventare angosciante. Sul volto di Maria si leggeva la difficoltà di procedere. Il suo discorso diventò diretto. Si sforzò di recuperare tutta l’energia e l’esperienza accumulate nei lunghi anni di lavoro a contatto con la sofferenza umana. Fissò Giorgio negli occhi e disse:” Fuori c’è tuo fratello! Tra un minuto entrerà in gruppo e vi conoscerete!”.
Giorgio pianse, i ragazzi erano tutti commossi, Rosaria fu percorsa da un brivido di emozione.
“Un evento del genere” – disse Maria -, abbracciando Rosaria,” non si era mai verificato nella nostra Comunità. Oggi è festa grande! Non è solo la televisione che compie di questi miracoli!”.