L'istinto materno è forte in molte di noi, anche se non in tutte. Siamo noi a scegliere il percorso di studi, la laurea, il posto di lavoro, la casa, il partner. Un percorso interamente scelto da noi con tappe prestabilite ed obiettivi prefissati, ed un lieto fine che include il matrimonio o la convivenza. E i figli? Anche quello, certo, ma non subito. Prima c’è la carriera, i viaggi, una serenità economica da raggiungere prima che si pensi ad allargare il nucleo famigliare. E gli anni passano. A una certa età però la voglia di procreare esplode, e si decide di avere un bambino. E voi vi vedete già col pancione sedute a sferruzzare copertine. E invece no. Ogni mese venite puntualmente deluse dal ciclo che compare e voi state lì chiuse in bagno con gli occhi fissi su quelle macchioline rosse a chiedervi il perché di questo figlio che non arriva. Da qui inizia un susseguirsi di controlli, colloqui con specialisti, ecografie e quant’altro che vi esplorano da testa a piedi facendovi sentire una cavia da laboratorio. E da qui che inizia la storia di una mamma mancata.
Lo stress che subisce una coppia diventa un peso enorme, un'esperienza invasiva in cui il vostro letto matrimoniale diventa zona di passaggio di psicologi, ginecologi, endocrinologi e specialisti vari. E voi, che certi dettagli intimi della vostra vita sessuale non li avevate raccontati a nessuno, neanche a vostra madre, vi ritrovate a confessarli un po’ a tutti. Volete essere mamma ad ogni costo, per stringere tra le braccia il bambino che non riuscite ad avere. Vi fermate davanti alle vetrine a guardare culle e lettini immaginando che lì dentro vi sia quel figlio che vi è stato negato. Perché un bimbo c’è, ma è chiuso nel vostro cuore e nella vostra mente e cresce nutrendosi di lacrime, senso di vuoto e rabbia. Ma ciò che vi potrebbe aiutare a non impazzire è lì davanti a voi. E’ la condivisione del dolore. Condivisione con chi ha scelto di dividere la sua vita con voi. Con chi non può certo colmare questa mancanza ma ci offre un appiglio per non sprofondare. Condivisione con Dio, per coloro che credono, a cui chiedete di raccogliere tutte le lacrime che versate giorno e notte e trasformarle in preghiera e speranza.
Se manca tutto questo, qualsiasi intervento naturale o artificiale che aiuti la procreazione può diventare ossessione, snaturamento, e non atto d’amore. Può diventare un atto di sfida contro Dio, la scienza, la gente che ti guarda con pietà e perché no, anche contro voi stessi. Perché una colpa le donne se la danno sempre, magari per aver pensato che quella piccola scintilla di vita che nasce nel nostro utero può essere accesa o spenta come l’interruttore di una lampadina.
Eppure ci si chiede “Davvero i figli sono la realizzazione più grande?”
E chi non arriva a questi traguardi resta una persona a metà? Il matrimonio in sé non è sinonimo di felicità, ma una vita di coppia appagante di certo lo è.