Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello
Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello
La vicenda di Gengè Moscarda inizia da un dettaglio. Un giorno si guarda allo specchio e scopre di avere il naso pendente a destra. Il difetto fisico mai notato dal protagonista risveglia una serie di dubbi e interrogativi. Nella quotidianità e nella routine della vita coniugale, Vitangelo – Gengè matura un alto grado di consapevolezza: ciascuno guarda Gengè a modo suo ed egli diventa vittima e artefice di un processo di sdoppiamento e di disintegrazione dell’io. Il benestante protagonista inizia a indagare sul rapporto con la moglie e con la minacciosa figura paterna. La moglie Dida, la perfetta casalinga mantenuta, apprensiva e accondiscendente, riserva attenzioni al marito ma non conosce le esigenze di Gengè; lei stessa plasma una forma secondo “il modo suo”. Il rapporto conflittuale con il padre emerge in maniera conclamata nella gestione dell’attività bancaria. Il fantasma del padre morto riaffiora con il ricordo di “quel sorriso” di tenerezza e compatimento per un figlio incline al lusso di bontà e all’ozio. Il protagonista disintegra la sua posizione sociale, l’identità di figlio di usuraio; il gesto conclamato dell’atto notarile per il debitore è uno schiaffo alla figura paterna. Nel finale Gengè nella sua ordinaria follia scopre l’amore; l’erotismo avvolgente e il fascino di Anna Rosa sarà l’unica ancora di salvezza. Ma alla fine non ci sarà alcuna via di uscita dallo stato di alienazione; Gengè sceglie la libertà e il rifugio nella natura, in una realtà priva di artifici e costrizioni.
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