Dopo lo strepitoso -e probabilmente inatteso- successo dovuto ad un libro straordinario e unico nel suo genere, “L’ombra del vento”, lo scrittore spagnolo si ripropone al suo pubblico con questa sua nuova “fatica” di oltre 600 pagine.
Come accade con tutti gli scritti che seguono un capolavoro, su “Il gioco dell’angelo” si sono riversate aspettative enormi da parte di milioni di lettori disseminati in svariate parti del mondo; aspettative che, però, quest’opera non è in grado di soddisfare compiutamente.
Gli elementi fondamentali dei quali è intrisa la vicenda sono gli stessi dell’altro romanzo: la creazione letteraria, l’amore, l’amicizia, la dannazione, la morte.
Barcellona, anni ’20: David è un giovane dall’infanzia sfortunata ed infelice, che coltiva il grande sogno di diventare scrittore. Riesce a farsi assumere dapprima presso un giornale e poi da due editori ed i suoi racconti noir riscuotono un discreto successo sulla stampa locale.
Un giorno, Andreas Corelli, un personaggio alquanto misterioso ed inquietante, propone a David, in cambio dell’enorme somma di centomila franchi e della guarigione dal tumore al cervello che lo affligge, di scrivere un libro rivoluzionario e grandioso che crei una nuova religione ed abbia perciò risonanza in tutto il mondo.
Il ragazzo, ovviamente, accetta e la composizione dell’opera lo spingerà a scoprire retroscena spaventosi su se stesso e su coloro che prima di lui si cimentarono nella medesima impresa, in un crescendo di odi e di morti che gli faranno perdere tutti quelli che ama: la sua donna, (Cristina), l’amico di sempre (Vidal), il fidato libraio (Sempere).
Lo scrittore, con il suo stile apprezzato ed ormai riconoscibile, attinge a piene mani dal primo libro, “resuscitando” alcune delle creazioni e dei personaggi che tanto i lettori avevano amato: il cimitero dei libri dimenticati; le strade “maledette” di Barcellona; la libreria di Sempere e Figli, ma questa volta non riesce a far elevare lo scritto al rango di capolavoro e ci trascina attraverso una serie concitata di eventi che lasciano senza fiato sì, ma che alla fine si confondono nella mente e non offrono risposta alla mille domande aperte.
Al di là della trama e di alcuni passaggi davvero poco chiari, si rimane comunque inesorabilmente catturati dagli espedienti narrativi, dai luoghi, dalle atmosfere, dalle sfumature psicologiche, dall’eterna lotta tra il bene ed il male e, quando si arriva alla conclusione, ci si sente in qualche modo smarriti e soli e si vorrebbe un altro David (o un altro Daniel?!) in cui rituffarsi immediatamente.
Una nota assolutamente positiva di cui vorrei parlare è il personaggio di Isabella, l’amica-assistente appena adolescente che si prende cura di lui in cambio di un aiuto per diventare scrittrice. E’ una piccola donna con un carattere già forte e maturo. E’ sensibile, premurosa, generosa, ironica, ribelle, deliziosamente vanitosa e forse un po’ segretamente innamorata di lui, ma gli resta amica sincera fino all’ultimo.
Le donne che leggeranno il libro non potranno fare a meno di amarla dal primo istante in cui compare.