E’ il più più profondo e suggestivo interprete dell’età napoleonica, dunque della fase di transizione tra Illuminismo e Romanticismo, perché con originalità interpreto le angosce e le contraddizioni dell’epoca in cui visse.
Nacque come Niccolò Foscolo (ma fin dagli anni giovanili preferì chiamarsi Ugo, nome con cui poi divenne noto) nel 1778, il 6 febbraio, a Zacinto (ora Zante), una delle Isole Ionie, allora appartenenti a Venezia, da madre greca, Diamantina Spathis, e il padre Andrea, medico veneziano. Dopo la morte di quest’ultimo, Foscolo si trasferì a Venezia nel 1792 assieme alla madre e ai fratelli. Qui, già imbevuto di una radicata cultura classica, si manifesto una certa irrequietezza rivoluzionaria, tanto che le sue simpatie giacobine lo costrinsero a lasciare la città, ceduta da Napoleone all’Austria, in seguito alla stipulazione del Trattato di Campofirmio. Iniziò così quasi una sorta di “pellegrinaggio” in varie città italiane, come Milano e Bologna. Nel 1801 si stabilì, però, a Milano (salvo un breve periodo francese). Qui crebbe la sua fama di poeta, corteggiato dalle dame e richiesto nei salotti più esclusivi del tempo. E’ proprio Milano che vide la sua prima pubblicazione; si trattò del suo celebre romanzo epistolare, Ultime lettere di Jacopo Ortis, che fu un vero e proprio best seller dell’epoca. Inoltre compose le Odi, i Sonetti e il carme Dei Sepolcri.
Dopo la caduta del Regno Italico (1814) e il ritorno degli austriaci, piuttosto che giurare fedeltà a nuovo governo, preferì l’esilio dapprima in Svizzera, poi, nel 1816, in Inghilterra, dove si dedicò all’attività di critico letterario e di insegnante d’italiano. Questi furono anni di miseria e dolorosa malinconia.
Il 10 settembre del 1827 morì a Turnham Green, un sobborgo di Londra.
Nel 1871 le sue spoglie furono traslate nella chiesa di Santa Croce a Firenze.
La sua poetica
Ugo Foscolo non espresse mai in modo sistematico ed organico il suo pensiero, caratterizzato da tensioni contrastanti.
La sua concezione intellettuale si presenta sempre combattuta tra reale e ideale, tra cuore e ragione, tra illusione e destino. Ecco che la sua poesia si concentra spesso sulla disillusione, anche in senso materiale. Ma i suoi versi rimangono, nella loro interezza, alti e, con armonia, permettono di mediare e creare quasi una sorta di equilibrio tra realtà e idea, perché è proprio la grandezza eterna dei nobili valori dell’umanità, che spingono l’uomo nel continuare a credere e ad agire.
Formalmente l’opera foscoliana si presenta essenzialmente neoclassica; la forma legata al classico rende possibile la dominazione e l’espressione della straordinaria ricchezza vitale del suo pensiero.
Opere
Oltre al famosissimo romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis (il cui primo abbozzo, intitolato Laura, lettere risale al 1796, ma la prima edizione e del 1798), tra le opere più famose di Ugo Foscolo ricordiamo: le Odi, i Sonetti (pubblicati insieme alle Odi nel 1803), il carme Dei Sepolcri, edito nel 1807, Le Grazie (poemetto allegorico-didascalico, in endecasillabi sciolti). Il poeta concepisce la prima idea di questo suo lavoro nel 1803.
Un’autentica intima testimonianza della ricchissima e complessa interiorità foscoliana è l’Epistolario.
Numerosi, infine, sono i preziosissimi lavori di traduzione e di critica letteraria.