Prendete un cuscino, il vostro preferito.
Quello su cui di solito sognate.
Andate verso il divano, il vostro fresco divano.
Quello su cui di solito pensate.
Prendete voi stessi, e mettetevi sul vostro fresco divano con il vostro cuscino preferito.
E immaginate.
Immaginate di vivere in una città strana, una città maleodorante, una città cupa, ma che sia la vostra città. E che sia anche circondata da un tossico polo chimico.
Immaginate anche di avere un vicino di casa dal nome fastidioso quanto lo è lui, Eusebio.
E immaginate di avere due zie vecchio stampo, Lalla e Gina, per cui qualsiasi motivo è buono per bisticciare purché si possa bisticciare.
E immaginate di pesare 153 kili, di chiamarvi Asdrubale e di essere il gestore di un sito di letteratura pornografica.
Non smettete di immaginare. Avete appena cominciato.
Molte avventure vi attendono, e sono quelle di Asdrubale & co. che tenteranno di travolgere e sconvolgere le sorti del loro paese.
Ci riusciranno? A voi scoprirlo.
Come? Leggendo “Il Requiem di Valle Secca” di Lorenzo Mazzoni (edizioni Tracce, €11,00).
È un mondo surreale e caricaturale quello che vi attende, ricco di divertenti episodi e buffi personaggi in cui avete l’occasione di immergervi. Non perdete questa occasione. E se ancora non siete convinti, beh leggete l’intervista che segue.
Perché ci sono cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Che consigli daresti ai lettori interessati a Il Requiem di Valle Secca?
Di non prenderlo come un libro cyber-punk come detto nel quarto di copertina e nella prefazione. Di non stare a cercare di dare un senso ai termini tecnologici e fisici inseriti nel libro. Sono un pagano della scienza e del progresso. Consiglierei ai lettori interessati di rilassarsi e di vivere il libro come una fiaba di rinascita e di rivolta. Lo scopo del libro è quello di far divertire ma anche di far riflettere su situazioni purtroppo attuali. Lo consiglio a chi ha voglia di prendersi una rivincita contro l’inquinamento e il cattivo odore.
É recentemente uscito un libro dal titolo "TRUCCHI D'AUTORE". Nel testo vengono raccontati i rituali, le superstizioni, le tecniche, lo stile, i luoghi dove lavorano e gli strumenti di lavoro di scrittori molto noti. Hai dei riti, dei tempi o dei modi abitudinari per scrivere? Quali?
Non lo so se ascoltare della musica sia un rito propiziatorio per una buona scrittura. Senz'altro è un'abitudine di cui non posso fare a meno quando scrivo. Ascolto di tutto, dall’inno della Repubblica Democratica Tedesca ai Grateful Dead, dai Gogol Bordello a Serge Gainsbourg…
Generalmente comincio a lavorare guardando un muro bianco o passeggiando sul balcone: tutto ha inizio con uno stato catatonico, in una dimensione astratta della mia testa. Dopo qualche ora - o anche qualche giorno - inizio a scrivere a penna su fogli e quaderni, mi documento tramite enciclopedie, libri, riviste, giornaletti, poster, fotografie e passo molto tempo a leggere e a ricopiare appunti. Successivamente porto i miei quaderni, i miei fogli e i miei appunti sulla scrivania dove inizio ad elaborare una struttura più articolata, scrivendo direttamente sul computer.
Scrivo preferibilmente nel primo pomeriggio o nel dopo cena, e quando posso di notte. Prendo molti appunti durante i miei viaggi e poi a Ferrara, nel mio piccolo studio circondato da muri gialli limone, dal mio elmetto viet-cong, dalla biografia di Nicholas Bethell Gomulka, dai libri di Greene e Salgari, dal cesto di carta costruito dai bambini delle favelas di Curitiba, elaboro la struttura. Questo è il metodo, se si può parlare di metodo…
Quale sarebbe il colore che trovi più adatto allo spirito di questo romanzo e perché?
Il verde. Nonostante il romanzo descriva una situazione grigia e caotica, quello che traspare dall’io narrante è il “bisogno di speranza”. Una speranza 'verde', dovuta alla scoperta dei fiori, della natura, degli alberi. Con la speranza Valle Secca diventerà un luogo bello e pulito, una città ricoperta di prati verdi, di lecci e pioppi…
Scrivere è viaggiare? Perché?
Salgari diceva che scrivere è viaggiare ma senza la seccatura dei bagagli… Salgari era un grand'uomo.
Scrivere è viaggiare perché ti permette di andartene dal luogo dove sei semplicemente usando la fantasia. I pensieri partono, si incamminano per altri mondi, altri luoghi.
Scrivendo puoi andare in Guinea Bissau o in Papua Nuova Guinea o dietro l'angolo, scrivendo puoi scoprire mondi abitati da gnomi con le orecchie da pinguino (i pinguini hanno orecchie?), scrivendo riesci a bruciare il tempo e a seguire in prima persona la battaglia delle Termopili e il Congresso di Berlino.
La scrittura è un attività sedentaria che ti permette di viaggiare in continuazione. La fantasia è per forza di cose uno spostamento.
Quanto dei tuoi viaggi c'è nel tuo romanzo?
In verità nel Requiem dei miei viaggi c'è poco. Rispetto ad altri lavori dove i luoghi che ho visitato sono descritti ampiamente, in questo romanzo le 'immagini' sono state catturate principalmente leggendo i reportage sulla Siberia di Ryszard Kapuściński, gli articoli di Internazionale sulle condizioni dei minatori in aree dell'ex Impero Sovietico, della Cina e di altri sud del mondo.
Ma soprattutto dalla visione, desolante, del Polo Chimico dislocato a nord di Ferrara. Valle Secca è quindi un non luogo della mia quotidianità e della mia fantasia.: contiene ricordi d'infanzia, ritratti caricaturali di persone che abitano a pochi metri da casa mia… insomma, l’esperienza del viaggio ha avuto un’importanza secondaria in questo lavoro.
Come hai concepito, in che modo ti sei occupato della gestazione e infine della messa al mondo del tuo libro?
Il Requiem inizialmente doveva partecipare ad un concorso. Avevo pronto un romanzo ma superava abbondantemente il numero di cartelle richiesto per poter concorrere, così ho preso appunti e fogli sparsi ed ho provato ad imbastire una storia. La lettura di alcuni libri di Kapuscinski e un vecchio libro sulla costruzione della bomba atomica hanno fatto il resto: mi sono serviti da traccia, da filo conduttore. Il libro è nato così, mettendo insieme materiale sparso, ricordi d’infanzia e letture catastrofiche. Asdrubale, il protagonista del romanzo, inizialmente era una donna, pesava 151 chili (diventando uomo ha preso due chili…) e girava per il mondo su una bicicletta… basta, un po’ pochino, no? Ho deciso di fare una mutazione genetica e di farlo diventare uno stanziale, un ‘prigioniero’ di un luogo insalubre come Valle Secca.
Eusebio, il vicino spaccatutto di Asdrubale, esiste davvero… beh, ha un altro nome ma ha abitato davvero di fianco a casa mia, davvero mi ha bucato muri, creato crepe, esasperato il sistema psichico. Le soluzioni erano due: o lo ammazzavo per disturbo della quiete pubblica o lo trasformavo in un personaggio che avrebbe esorcizzato tutte le sue azioni distruttive. La ciliegina sulla torta a questo mix di caos, ricordi, libri e quotidiano è stata la persistente sensazioni di vivere a Ferrara, gioiellino di natura, arte e architettura, che confina a nord con un polo chimico inquinante e venefico e che fra qualche anno dovrà abituarsi ad una nuova inquietante vicina: una centrale Turbo Gas che promette nuove terribili esalazioni per la cittadinanza.
Ho lavorato a “Valle Secca” otto mesi e poi ho spedito il manoscritto. Il concorso non l’ho vinto ma siccome il libro mi sembrava avesse abbastanza forza per tentare di essere pubblicato l’ho mandato in giro e così…
Quanto conta la fantasia nel tuo essere scrittore? E quanto ha influito su questo romanzo?
La fantasia conta molto, moltissimo. Io amo viaggiare ma spesso sono costretto a lunghi periodi stanziali. Inventarmi storie e poi scriverle è un modo assolutamente fantastico e alternativo di viaggiare. La fantasia è essenziale nel mio essere scrittore, è vita.
Sul Requiem ha influito notevolmente. Il romanzo è fortemente surrealista e anche se molti degli spunti sono ripresi da momenti di 'vita vissuta' non avrebbero avuto la forza che hanno senza elementi fantasiosi e grotteschi.
Generalmente sono abituato a imbastire storie intorno a luoghi esistenti e a momenti storici ben precisi. Intorno a essi inizio a fantasticare e mi creo personaggi e situazioni, insomma gioco con il reale e la storia, ma in questo caso ho scritto di un luogo che non esiste, non ha nessuna collocazione spazio-temporale, è pura fantasia, è un non luogo di morte dove un bel giorno cittadini esasperati rivendicano l’esproprio della felicità, gelosamente custodita fra le mura del palazzo dei cattivi.
Valle Secca è un sogno e senza fantasia quel sogno non sarebbe mai nato. Sarebbe rinata una trasposizione di Ferrara, o della mia infanzia o di qualche villaggio ucraino raccontato da Kapuscinski, insomma qualcosa di reale.
Ma io volevo il sogno, il surreale, la fiaba…