Maurizio Tessarotto parla del libro che ha scritto il padre
Maurizio Tessarotto parla del libro che ha scritto il padre
Maurizio Tessarotto è testimone di documenti di indiscusso valore e grande interesse culturale e sociale in quanto scritti dal padre, Paolo Tessarotto, in un'epoca a noi distante che ci fa capire quanto si sia evoluto il Bel Paese nell'aspetto più pratico del mondo del lavoro.
"Diario Metalmeccanico" è un libro che documenta con grande arguzia e intelligenza il mondo dei lavoratori nelle fabbriche italiane a partire dagli anni '60 con aneddoti e curiosità che hanno spinto l'autore, a volte diretto protagonista e altre semplice spettatore, a raccontare con leggerezza e sensibilità le storie assorbite da attento osservatore.
Paolo Tessarotto, padre di Maurizio, era anche uno scrittore e lo si evince leggendo la sua opera, ben strutturata e raccontata con grande armonia dei dettagli e della voglia di lasciare un'opera di palese interesse sociale.
A raccontare l'eccezionale eredità paterna in questa intervista esclusiva è Maurizio Tessarotto che ha così occasione di rivelare i retroscena e magari l'orgoglio da cui è mosso per la possibilità di far conoscere al mondo ciò che ha scritto suo padre.
Salve Maurizio, mi fa molto piacere scoprire l'interesse che un figlio dimostra nei confronti delle opere letterarie del padre e soprattutto la voglia di diffonderle, perché davvero interessanti. Raccontaci come è cominciata questa grande avventura.
RISPOSTA:
Ciao Tiziana, innanzitutto grazie a te per la tua sempre presente professionalità e cortesia. Sono onorato di attraversare quest'intervista con te.
Devi sapere che Paolo non era un nativo digitale, ma era riuscito bene a colmare il divario con la tecnologia che caratterizza, non sempre ma spesso, i nati nella prima parte del secolo scorso.
Infatti, il Diario Metalmeccanico è stato scritto interamente al pc. Paolo lo aveva già pubblicato su carta nel lontano 2002 con un editore locale a Padova, poi ripubblicato ancora nel 2016 tramite "il mio libro" di kataweb.
Il 2018 doveva essere l'anno della pubblicazione in formato eBook e Paolo aveva chiesto aiuto a me per la crociera digitale, dopo aver fatto qualche tentativo, da solo, su qualche sito di self-publishing. Il tentativo era riuscito, ma il risultato non gli piaceva. Avevo allora promesso di aiutarlo durante le vacanze di Natale 2017, e Paolo è purtroppo improvvisamente mancato il 22 Dicembre 2017.

Quando eri piccolo tuo padre ti raccontava la sua passione per la scrittura? Avevi già letto in passato qualcosa di suo?
RISPOSTA:
Paolo non era di molte parole e tendeva a non parlare molto di sé. Sicuramente un ricordo che ho erano le sue pre-interrogazioni serali. Quando facevo il liceo. Succedeva spesso che io cercassi la sua opinione o che chiedessi di essere interrogato da lui, specialmente quando si trattava di letteratura e storia. Non ricordo esattamente come è nata questa simbiosi, ma era fruttifera in entrambe le direzioni. Io acquistavo più sicurezza in me stesso e qualche info in più, Paolo ascoltava con piacere questi argomenti, mi correggeva, e sicuramente rinfrescava il suo sapere.
Poi quando sono passato all'università, dato l'indirizzo e gli argomenti molto ingegneristici, questo rapporto si è un po' perso.
Mi è ricomparso quando io sono andato a vivere da solo, anche se in maniera diversa. Ci scambiavamo infatti qualche email, comunque non sempre su argomenti letterari.
Poi un bel giorno, nel 2002, Paolo mi diede in mano il suo primo libro, "Zibaldone Metalmeccanico", racconti di circa 40 anni di lavoro alle Officine Elettromeccaniche Galileo.
"Tieni figliolo, questo è il libro che ho scritto" ha anche aggiunto. E questo è, incredibilmente strano ma vero, come sono andate le cose. Come anticipato Paolo non era molto loquace su argomenti che riguardavano se stesso.
All'epoca ho letto il libro tutto d'un fiato e mi è piaciuto. Ho pensato che Paolo avesse la possibilità di emergere come scrittore. Allora gli ho costruito un blog e gli ho un po' spiegato come usarlo, la netiquette, la moderazione dei contenuti, come farsi un po' di marketing on line. All'epoca io lavoravo come webmaster e SEO (search engine optimization) freelance, mentre studiavo ingegneria informatica all'università di Padova. Per me era un lavoro facile. Paolo però in breve tempo si è annoiato e vista la sua poca propensione alla promozione di sé, ha deciso di chiudere. Ha poi però scritto altri 4 libri, tutti autopubblicati con editori locali o con "il mio libro" di kataweb. Per ogni libro pubblicato mi ripeteva: "Tieni figliolo, questo è il mio nuovo libro" - col suo mezzo sorriso. A metà tra il Paolo bambino, emozionato e desideroso di feedback (positivo) immediato, e l'adulto Paolo che non vuole dar troppo ad intendere che si aspetta qualcosa.

Paolo Tessarotto è stato assunto alle Officine Elettromeccaniche Galileo il 21 gennaio 1964 diventando un lavoratore che ha onorato il suo impegno familiare e sociale per la vita. Com'era, secondo te, la vita degli operai del suo tempo rispetto a quella di oggi?
RISPOSTA:
Difficile da dire dal mio punto di vista, non avendo mai fatto quel tipo di lavoro. Quello che posso dire, usando quello che mi ha trasmesso il libro, è che ai tempi del così detto miracolo (industriale) italiano, far parte di quel mondo operaio era come appartenere ad uno status sociale. Non posso ovviamente conoscere il perché, non avendo vissuto quei tempi. Ma ho percepito due cose: in qualsiasi fazione si stesse, c'era un grande senso di appartenenza, ci furono anche lunghi e forti scontri sociali. Le fazioni hanno però cominciato a diventare sub-fazioni, poi sub-fazioni di sub-fazioni, perdendo di efficacia, nel quadro generale.
Sicuramente, al giorno d'oggi, questo senso forte di appartenenza e di lotta, non ci appartiene. Certo non dobbiamo dimenticare che è stato grazie a certe lotte, che oggi abbiamo certi diritti. Dall'altra parte credo ci siano o ci saranno di nuovo i presupposti per rivendicare alcuni nuovi diritti, per esempio come verranno usati i dati sugli indicatori di performance umane dalle aziende. Quale sarà la linea di confine tra un sistema (aziendale) di incentivi/penalità basate su dati personali, e la limitazione di libertà e/o la discriminazione?

Ho letto nell'opera che è andato in pensione nel 2000, quindi si può dire che neanche tanto tardi rispetto a oggi. Come trovi cambiato il mondo del lavoro?
RISPOSTA:
Qui tocchi un punto caldo. Personalmente sono contento che alcune persone siano potute andare in pensione con 35/40 anni di lavoro, con un sistema retributivo. Che se posso riassumere, in poche parole, magari non al 100% corrette, è: ammontare mensile ultimo stipendio = ammontare mensile pensione; a prescindere da quanti contributi furono versati. Ma quanto poteva durare un sistema economico di questo tipo?
Lasciando ogni sterile polemica su decisioni passate, credo che il mondo del lavoro sia cambiato in questo: non esiste più il posto fisso e la possibilità di lavorare 30-40 anni nella stessa azienda, per di più con la certezza di andare in pensione mantenendo lo stesso tenore di vita. Era una cosa economicamente insostenibile, un sogno durato forse 40 anni, ed ora è finito. Siamo tornati alla realtà. Sebbene si viva con più incertezza, questo è comunque un bene, socialmente e industrialmente parlando: siamo stimolati a fare meglio, imparare, migliorare. Altrimenti chi farebbe (più) fatica se sapesse già che domani avrebbe comunque quello che ha oggi, senza investire qualcosa (tempo, energia, soldi?)

Tuo padre, sicuramente, amava il suo lavoro, ma si divertiva anche a raccontarne le bizzarrie, si è scoperto scrittore e grande osservatore. Credi che questo suo aspetto più artistico abbia influito sul suo modo di vivere?
RISPOSTA:
Sembra proprio di sì. Sembrava anche naturalmente dotato di una infinita pazienza. Ma questa era dovuta proprio al suo essere osservatore. Riusciva cioé ad estraniarsi dalle situazioni, descriverle obiettivamente, comprenderle, a volte farci del sano umorismo, e ad agire molto secondo raziocinio e poco secondo le pulsioni. Non sempre, ma spesso.
Questa sua caratteristica di osservatore silenzioso, studioso, critico, lo ha sicuramente aiutato anche a perseguire le sue passioni oltre il lavoro: l'arte, la musica e la letteratura.

"Diario Metalmeccanico" racconta molti aneddoti accaduti nella fabbrica in cui lavorava tuo padre. Hai qualche curiosità, qualche battuta, qualche frase inedita che, invece, non è contenuta nel libro e di cui tuo padre ti parlava?
RISPOSTA:
Sicuro. Paolo è nato e ha vissuto a Venezia per un certo periodo. Quando si è trasferito per lavoro a Battaglia Terme (Padova), da studioso attento com'era, ha subito notato quanto le informazioni personali girassero in fretta nel piccolo paesino. E come venissero distorte da bocca a bocca, come al gioco del telefono senza fili. I gossip per intenderci. "Il biascicare tipico paesano, tendente a scoprire e mormorare sui fatti altrui" descriveva correttamente Paolo. E questo trasmigrava fedelmente e puntualmente in fabbrica e viceversa. Una storia bizzarra è quella di due signore, che abitavano in due appartamenti vicini che avevano entrambi una finestra che dava sulla strada principale che conduceva alla fabbrica. Queste due signore, entrambe sposate con dipendenti della fabbrica, erano per la maggior parte del loro tempo affacciate alla finestra a guardare le persone che passavano. Si narrava che chiunque volesse un'informazione su qualche persona, non dovesse far altro che chiedere a queste due attente osservatrici.

Come ci si sente a portare avanti un bel progetto come questo: i libri di tuo padre sono una testimonianza importante per la società di oggi, secondo me.
RISPOSTA:
Ci si sente arricchiti. Paolo non poteva darci dono più grande che questo, le storie di vita in fabbrica viste dal suo cannocchiale di critico. Scritte. Accessibili a tutti. Una lettura di quei tempi che ci aiuta prima a capire, poi sorridere, poi ricordare. Ritengo Paolo uno studioso delle vicende umane ed in particolare un umorista, secondo la definizione che Pirandello usa nel suo saggio del 1908 "L'umorismo".

"Nella realtà vera le azioni che mettono in rilievo un carattere si stagliano su un fondo di vicende ordinarie, di particolari comuni. Ebbene, gli scrittori, in genere, non se ne avvalgono, o poco se ne curano, come se queste vicende, questi particolari non abbiano alcun valore e siano inutili e trascurabili. Ne fa tesoro invece l'umorista. L'oro, in natura, non si trova frammisto alla terra? Ebbene, gli scrittori ordinariamente buttano via la terra e presentano l'oro in zecchini nuovi, ben colato, ben fuso, ben pesato e con la loro marca e il loro stemma bene impressi. Ma l'umorista sa che le vicende ordinarie, i particolari comuni, la materialità della vita insomma, così varia e complessa, contraddicono poi aspramente tutte quelle semplificazioni ideali, costringono ad azioni, ispirano pensieri e sentimenti contrari a tutta quella logica armoniosa dei fatti e dei caratteri concepiti dagli scrittori ordinari".

Ci si sente anche stimolati. A seguire e a credere in ciò che ci piace, che ci fa star bene. Per Paolo il lavoro era un mezzo: primo per sostentare una famiglia, secondo per vivere, giorno dopo giorno, delle relazioni umane che compongono buona parte della propria vita. E trasformarle poi in racconti. Quindi si può dire che lui abbia strumentalizzato il suo lavoro da colletto bianco in fabbrica in una risorsa per la sua passione: scrivere.
Questo ci fa riflettere: ogni cosa è possibile, basta volerla. Paolo ha trovato il suo equilibrio. Ogni persona può trovare il proprio, in infiniti modi e combinazioni diverse. Non esiste una persona od una vita uguale ad un'altra. Non esistono categorie se non per semplificare come noi vediamo la realtà. Paolo non era solo un progettista e poi capo progetto di impianti ad alta tensione, suo ruolo aziendale. Non era solo uno scrittore, sua passione. Né solo un critico d'arte e musicologo, sue altre passioni. Era tutto ciò in combinazioni diverse, intrecciate in tempi diversi, assieme ad altre "categorie" quali padre, marito, giornalista sportivo e di cronache locali, volontario e guida turistica per il FAI.

Stai organizzando oppure organizzerai delle presentazioni letterarie in cui raccogliere le persone interessate a questo genere di libri? Quale pensi possa essere la loro risposta innanzi a tutto il tuo impegno e alle bellissime pagine lasciate da tuo padre?
RISPOSTA:
Con l'aiuto del Comune di Battaglia Terme (Padova) in particolare di alcune persone del suo staff, del Sindaco Massimo Momolo, della Biblioteca di Battaglia ed il suo staff di volontari, di Lucia Boaretto presidente del circolo culturale di cui Paolo faceva parte, ho realizzato una serata di presentazione del libro , il 21.12.2018. Si sono presentate almeno 50 persone e sono rimasto molto soddisfatto. Non escludo che se ne possano ripetere altre, anche perché pubblicherò un libro con storie e poesie inedite, nel 2019. Storie e poesie che ho trovato nei cassetti di Paolo, scritte a macchina, dunque datate, ma intense ed emozionanti.

Hai voglia di raccontare un aneddoto riguardante tuo padre? Qualcosa che i più non conoscono e che potrebbe farcelo conoscere meglio?
RISPOSTA:
Sebbene non loquace, Paolo è stato un padre guida, che però dava indicazioni da dietro, senza dirigere. Senza imposizioni né invadenze, sempre un passo indietro ma ugualmente presente quando serviva.
Sapeva prendere con leggerezza e disincanto gli eventi della vita, ma allo stesso tempo fare le cose con impegno, responsabilità e dovere.
Un giorno, dopo aver ripetuto 6 volte l'esame di analisi matematica ad Ingegneria, passai lo scritto con 18 e dovevo sostenere l'orale. Che secondo i paradigmi e le storie dell'epoca significava un'umiliazione sicura da parte del professore che avrebbe fatto di tutto per mandarmi a casa per la settima volta. Nessuno si sarebbe presentato con 18 all'orale.
Avevo il morale a terra e rischiavo che, se questo tentativo non fosse andato, oltre all'umiliazione, non avrei potuto accedere agli esami del terzo anno, in quanto analisi era "propedeutico". Perdendo dunque un anno.
"Meglio di un pugno in un occhio, figliolo, che vuoi che succeda?" mi disse Paolo.
Mi presentai all'orale sotto le risate sommesse di tutti i miei compagni di corso presenti, e lo "passai" con un punto in più, 19.

Se dovessi invitare i lettori a scoprire il libro, che cosa diresti loro?
RISPOSTA:
Questo libro vi farà sorridere e rivivere o comprendere la vita in fabbrica. Molto spesso sono le cose che ci emozionano che si imprimono nella nostra mente e ci fanno ricordare. Ecco che l'umorismo di questi racconti di vita in fabbrica vi farà comprendere, con il sorriso, che cos'era vivere in quegli anni floridi e tumultuosi del miracolo italiano.

Grazie per la tua cortese disponibilità e in bocca al lupo per questa bellissima impresa.


Tiziana Iaccarino.
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