La vita dell’arte e nell’arte di Alessandro Hellmann
La vita dell’arte e nell’arte di Alessandro Hellmann
Cosa simboleggia per lei la materia nell'arte?
Io considero arte tutto ciò che trasmette un'emozione. Secondo questa accezione quindi la materia (sia essa materia grezza, oggetto, scultura o spazio architettonico) è già di per se arte. L'uomo, cui tendiamo a riconoscere una dimensione metafisica, delega proprio alla materia la possibilità di lasciare una traccia del suo passaggio e delle sue emozioni su questa terra: trovo che sia un paradosso straordinario.

Cos'è l'ispirazione?
Non sono certo di saperlo spiegare. L'ispirazione è un qualcosa che non mi appartiene, nel senso che non sono in grado di controllarla. E' una necessità. Spesso mi capita di scrivere senza avere una coscienza esatta di ciò che sto facendo. E' come se qualcun altro scrivesse usando la mia penna. A volte rileggere me stesso a distanza di qualche ora dall'atto della scrittura è una vera e propria scoperta, anche se mi rispecchio in pieno in ciò che ho scritto o composto e lo riconosco come mio.

Che rapporto ha con i suoi successi artistici?
Un ottimo rapporto. La più grande soddisfazione deriva dalla consapevolezza di averli ottenuti rimanendo fedele a me stesso, senza cedere a compromessi per raggiungere a tutti i costi un riconoscimento commerciale più ampio. In questo mi agevola senz'altro il fatto di avere un lavoro e di non dover quindi per forza vivere di quello che scrivo o compongo. Quando c'è questa consapevolezza, fa senz'altro piacere ricevere l'apprezzamento di persone che si riconoscono in ciò che scrivi: significa che hai saputo comunicare, trasmettere qualcosa. Spesso mi capita di ricevere messaggi di persone che hanno letto il libro o hanno ascoltato qualche mio brano alla radio: mi raccontano di come si siano identificate nelle situazioni e nei sentimenti evocati da quelle parole, mi parlano della loro vita, mi scrivono delle loro esperienze o addirittura mi chiedono consigli. Io a dire il vero non mi sento depositario di nessuna certezza e di nessuna chiave di lettura per interpretare la realtà che ci circonda, ma trovo meravigliosa e struggente questa nostra ansia di condivisione e di umanità. C'è tanta solitudine nelle nostre vite, anche quando siamo circondati da altre persone, e c'è tanta voglia di comunicare. Non parlo della comunicazione asettica e superficiale a cui ci stiamo purtroppo progressivamente abituando, ma di una comunicazione più profonda, sotto traccia, che parli davvero di noi e delle nostre emozioni. Credo che ogni opportunità di rompere quel velo che ci separa dall'essenza delle persone e delle cose sia assolutamente preziosa. Anche per questo rispondo personalmente a tutti quelli che mi scrivono. Conoscendo gli altri impariamo a conoscere meglio noi stessi.

Se ora fosse seduto su di una panchina solitaria, quale sarebbe il paesaggio più artistico dal quale vorrebbe essere abbracciato?
Dipende dallo stato d'animo del momento: amo moltissimo la natura, ma sono attirato anche dal fascino decadente di certi paesaggi urbani. Perfino il degrado delle periferie industriali ha una sua poesia straordinaria. Ogni cosa che scrivo è figlia dell'ambiente in cui nasce. Trovo ci sia una relazione molto forte tra arte e paesaggio.

Che differenza c'è tra Alessandro compositore musicale e Alessandro poeta?
Sono sempre io. Si tratta di forme di espressione solo tecnicamente diverse. Sono diverse rappresentazioni di un medesimo sentimento, diverse prospettive di uno stesso quadro, che traggono forza l'una dall'altra. Ho realizzato spesso spettacoli combinando musica, poesia e teatro e ogni volta mi sorprendono le potenzialità espressive ed evocative che si vengono a creare accostando questi linguaggi. Ad essere sincero, non credo neppure che esistano arti maggiori e arti minori: è la sensibilità dell'artista a fare la differenza. Alcune persone riescono ad esprimere più emozione o più idee con un fumetto o con un murales di quanto altri presunti artisti riescano a fare in tutta una vita con montagne di dipinti dentro le accademie. L'arte è una cosa viva, in continua evoluzione, e non può essere in nessun modo etichettata o confinata in categorie. Va vissuta e basta, in ogni sua manifestazione.
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