Bertulettiando…
Bertulettiando…
Francesco Bertuletti.
Un nome, un’arte.
L’arte del visivo, ma non solo del visivo.
L’arte del tattile, ma non solo del tattile.
L’arte di Francesco Bertuletti.
Non la mia, non la tua.
Quella del Bertuletti.
E per trasmettere quest’arte plurisensoriale, il Bertuletti ha fondato nel gennaio 2004, con la parte-cipazione di altri due artisti Mariano e Bonfanti, KAHOUNA, gruppo artistico visibile al sito www.kahounarte.it. L’arte del Bertuletti, dicevamo.
Un’arte dinamica, intendendo per dinamica un qualcosa che vuole sempre cambiare, essere in continuo movimento, proprio come lo è il mondo in cui viviamo. “Tutto dura attimo e nulla dura tutta una vita. Il mondo è veloce, la vita è scandita da ritmi impensabili solo un decennio fa.” sottolinea deciso Francesco. E con la stessa determinazione risponde alle mie domande.

“Love 1” e “Love 2” sono l’estrinsecazione di due amori diversi?
Le opere “Love1” e “Love2” sono due esempi contrapposti di amore verso la persona, indifferen-temente da chi possa percepire questo amore. Love1 è l'amore che la società proietta su di te, svuotandoti del contenuto: i colori forti e decisi, lo sfondo che rappresenta una sorta di ambiente circo-stante che sia pieno di energia, di bellezza e di piaceri, si scontra con una figura svuotata, bianca, completamente spersonalizzata. Lo Spray ti scandaglia, poi velocemente ti mira, ti punta, ed ecco il giudizio di questo mondo e di questa società sulla persona, su ciò che sembra fuori e su quello che in realtà è dentro. La società ti ama per ciò che appari e non per ciò che sei.

Questa è una forma d'amore? Forse sì, o forse dobbiamo credere che lo sia.
In contrapposizione, Love2, dipinto immediatamente successivo, più piccolo, intimo, scuro e quasi "riservato"; questo dipinto proietta solo e soltanto l'immagine classica di un cuore e di una scritta appena accennata -sempre rapida grazie all’effetto Spray- che simboleggiano un muro cittadino, un angolo nascosto, dove qualcuno o forse tutti vorremmo poter gridare il nostro amore, quello vero, quello che nasce e che esplode dentro di noi, e quello del quale oggi, forse sentiamo la mancanza..!

Cos’è il chicco giallo sorridente al centro di “Composizione 2004”?
Composizione 2004 è stata per me una composizione che ha significato moltissimo e che, appena terminata, mi ha dato l'idea della sintesi di una parte della mia pittura.
Colore, gesto e Spray.
Il "chicco" vuole essere una sorta di luce: una luce intesa come occhio, una luce che illumina un campo di fiori, un vortice di sentimenti, una folla di persone. E’ una lampada che si accende sul mondo, che fa risaltare il colore, le differenze, la bellezza delle persone, dei sentimenti, della natura e di tutte quelle cose che spesso dimentichiamo esistere con quelle magiche sfumature vivaci.

Cosa c’è oltre il tuo pennello?
Alla domanda di cosa ci sia oltre il mio pennello, mi è difficile rispondere, se non per il fatto che spesso si cade in concetti troppo banali e troppo romantici. Il pennello è solo e soltanto lo strumento, ma prima di esso esiste una persona che vive, che è attaccata alle cose più vere e sincere che possa-no esserci e che troppo spesso vede sparire, sacrificate all'altare dell'avere. Non mi piace questo modo di vivere la vita in superficie, vorrei che tutti noi potessimo esprimere noi stessi, l'amore, i sentimenti, le paure e, perché no, anche l'odio. Quanti di noi vivono in silenzio? Vivono chiusi den-tro paure, amori e sentimenti inespressi? Molti, forse moltissimi, e dentro? Come stiamo dentro? Ecco alcune delle domande che mi faccio quando dipingo, quando cerco di trasmettere qualcosa. Questo mondo lo amo e lo odio allo stesso tempo. La mia pittura, il mio pennello, vuole offrire una parte che viene lasciata nascosta dall'uomo. Il sentimento, l'emozione l'amore e la paura, sensazioni umane ormai lasciate in disparte. Vincenti o perdenti, arrivati o sconfitti. Questo è il nostro mondo. Questo è il mondo che vorrei fosse diverso. Tutto rapido, l'ascesa e il tracollo, il successo e la fama, l'amore e la violenza, tutto veloce, tutto troppo lontano dalla bellezza della vita, fatta di calma e colore, di amore ed emozioni di silenzi e di minuti passati pensando a come siamo e a come siamo di-ventati.
Non mi permetto però di dire se sia giusto o sbagliato, mi limito ad osservare, a vedere ciò che forse manca, a fotografare una parte del nostro tempo in modo originale, personale e naturalmente "velo-ce". Tutto è cambiato, tutto cambia, ma l'unica cosa che ha mantenuto la sua "lentezza" è l'arte. Un'arte intesa come realizzazione, non come cambiamento sociale, nella quale oggi nascono e muoiono ar-tisti in poche settimane.

Quanti sensi impieghi tu nella creazione delle tue tele?
Ho creato 2 tele, intitolate "Vaso di girasoli" e "Nudo di donna", proprio per spiegare come l'arte non possa essere giudicata, vissuta solo dal punto di vista visivo.
I suddetti dipinti sono stati snobbati da molti, ma credo rappresentino forse l'approfondimento più importante al quale sono arrivato.
Il punto di partenza era uno: cercare di far comprendere quanto poco importante sia il messaggio as-soluto degli ultimi vent'anni della società in cui viviamo, ovvero l'immagine come unico dogma as-soluto. Lo rifiuto, si deve andare oltre, sentire, percepire, captare ed approfondire.
I quadri tattili, devono riportare la scritta: " lo spettatore è PREGATO DI TOCCARE I QUADRI". e non il contrario. Toccare, tastare, immaginare il vaso, i fiori o la donna nascosta sotto la tela, immaginare i fiori gialli, rossi o blu, un vasi di ceramica o di plastica, non importa, ma tornare ad ap-propriarsi della fantasia, dell'immaginazione, di tutti i sensi di cui disponiamo.
All’arte manca l’idea di lasciarci ancora liberi di sentire e trasmettere sensazioni, emozioni tattili e fantasiose. Quando affronto la tela, perché credo che una tela debba essere affrontata e non dipinta, provo quasi tutte le sensazioni possibili, partendo da una sensazione spaziale, cioè offrire un qualcosa che abbia un senso all'interno dello spazio che devo e che voglio riempire, passando per la sensazione visiva, ovvero come e cosa creare, il colore, l'accostamento, la logicità di un susseguirsi di concetti espressi attraverso le tinte, al senso di poterle in qualche modo renderle vive. Tenendo conto di un aspetto fondamentale, il senso visivo e cromatico non è un senso assoluto, ma una sensazione interiore, di-pingere l'albero rosso o blu invece che verde, nasce dall'idea che l'albero debba esprimere ciò che vuole l'artista e non ciò che vede lo spettatore. Così si estrinseca una funzione maggiore del senso visivo, inteso anche come fonte di richiamo per altre emozioni, altre idee, altri aspetti interiori.
Tutta l'arte è banalmente strumentalizzata tra concettualità, dove l'aspetto visivo conta troppo poco, e bellezza del dipinto, dove tutto è demandato esclusivamente alla capacità tecnica e artistica dell'artista. Personalmente non trovo nulla di più limitante.
L'unione e la fusione di concetto, colore, sensorialità e plasticità del dipinto, ne fanno a mio avviso un'opera d'arte.

Al termine del mio lavoro, arrivo esausto, stanco fisicamente e mentalmente, per aver svuotato una parte di me ed averla trasmessa ad una tela che da quel momento ha raccolto tutte le sensazioni che avrei voluto trasmettere.
Esiste l’arte visiva, ma anche quella musicale e perfino quella culinaria. Mi rendo conto che possa essere difficile trasmettere l'arte olfattiva, ma l'aspetto tattile, è per me di priorità assoluta. Lo spray serve per identificare delle opere da “fast life”? Lo spray che molti attribuiscono ad un accostamento da “writer” non è altro che quel senso di velo-cità che voglio dare alle opere, che in un mondo fatto di "time to market" vuole rimanere al passo, non vuole essere l'ultimo baluardo di un mondo che non esiste più, ma l'idea che comunque e do-vunque vada il modo, l'arte sarà lì. Sempre presente. Come si dipinge la fantasia? La fantasia ? E' la cosa più facile di questo mondo: basta non porsi la domanda e non chiedersi pro-prio nulla. La fantasia farà il resto. Una casa, un albero una persona, dipingili come li senti e non come devono essere. Ecco la tua fantasia. Un cielo rosso o giallo perché oggi sognavo il sole; ecco perché ho fantasia, perché guardo come sento e come vorrei vedere e non mi limito a guardare le cose senza sentirle e senza toccarle. La fantasia è quella parte di incoscienza che ci slega da ogni stereotipo acquisito dalla nostra mente.
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