Umberto Veronesi è un medico, oncologo e persino politico che ha partecipato recentemente agli incontri al teatro Petruzzelli di Bari alla Repubblica delle idee. Il giorno 20 aprile si è svolto un incontro che lo ha visto protagonista indiscusso della mattinata. I temi toccati sono stati differenti ma incentrati principalmente sulla stretta interconnessione scienza /fede.
Il pubblico ha seguito il dibattito con entusiasmo sebbene gli argomenti non fossero stati leggeri: la vita dal punto di vista scientifico e religioso, il diritto di morte, l’accettazione di un ciclo vitale che termina e del quale si ha tutto il diritto di decidere come interromperlo. Intervenire favorendo una vita neurovegetativa sperando che ci si risvegli prima o poi o fare testamento esprimendo il proprio dissenso per “una vita senza vita?” La morte fa parte di quel processo di rigenerazione e di ricambio essenziale affinchè sulla terra ci si possa riprodurre, l’uomo nasce, cresce si riproduce ed è inevitabilmente a morire. E’ su questo che Umberto Veronesi pone l’accento, chi è la chiesa per decidere anche per chi è ateo? Veronesi non ha mai invocato Dio, non è mai stato cristiano, non ha mai creduto in una religione essendo uomo di scienza ma le ha studiate, le religioni, trovando differenze, similitudini, tra di esse cosi come tra i testi dell’antico e vecchio testamento.
L’uomo dispone di due scelte: scegliere autodeterminandosi credendo che tutto quel che gli accade dipende da lui, oppure confidare in un dio che gli indica la strada e lo guida, ma in entrambi i casi è frutto di cromosomi, dna, carne e ossa uniche tra loro. E’ il dna a renderci unici ma non immortali.
Prima si accetta il ciclo della vita a cui l’uomo è destinato e prima è possibile scegliere quale strada prendere per vivere al meglio la propria “fede”.