Politica: l'Italia vota davvero da meno di un secolo
In questi mesi di Governo Tecnico, in cui attualmente vediamo Mario Monti come premier e i suoi Ministri come gruppo di lavoro, l'Italia sta vivendo un periodo apartitico di governance, che lascia ai cittadini la possibilità di farsi una opinione politica lontano dai simboli di bandiera e dalle ideologie di partito. Siamo chiamati a una consapevolezza del modo di vedere la politica che potrebbe essere un buon punto di ri-partenza per le future elezioni.
Le elezioni politiche in Italia non hanno una storia così longeva: si risale infatti solo al 1946, data storica per la nazione, in cui fu dato il via al Governo Democratico con la prima Assemblea Costituente. Molti anziani ancora ricordano la prima elezione, aperta a uomini e donne di maggiore età, che all'epoca si aveva a 21 anni. Chiamato al voto fu il 61% della intera popolazione italiana.
Furono eletti 556 deputati con il compito di scrivere la Nouva carta costituzionale. In quel frangente alcune parti della attuale Italia non poterono votare in quanto non erano sotto la piena sovranità italiana.
La attuale forma politica dell'Italia è quindi un pò più ampia, parliamo dei territori a Statuto Speciale che rientrano a pieno titolo nella nazione.
All'epoca vinse la DC Democrazia Cristiana, ma non è questo il punto: la politica nel 1946 attraverso le prime elezioni arrivò ad estendere il concetto di decisione e di voto al popolo femminile, un fatto relativamente nuovo in assoluto, ma nuovissimo per l'Italia, mentre fino ad allora la considerazione politica era un fatto limitato a chi possedeva il potere economico o sociale.
Per questo al giorno d'oggi, in cui pare di essere quasi schiacciati da una impossibilità di riprendere in mano il voto, in cui i cittadini italiani provano dissenso per la politica in generale e per la corruzione, diventa ancora più importante ricordare quel momento, il momento in cui per la prima volta le donne poterono votare, per la prima volta fu instaurata una assemblea decisionale e in cui probabilmente c'era il seme della nazione, che evidentemente poi nel tempo ha degenerato in un grande albero pieno di innesti e di estraneità a quello che dovrebbe essere il ruolo della politica: governare.