La campagna per la libertà d'abito della donna
La campagna per la libertà d'abito della donna
E' incredibile: una persona moderna non può pensare che si sia ancora a questi livelli. Una campagna virale sta facendo il giro del mondo e parla delle donne, come al solito, chissà perché non esiste la versione maschile, che con la moda moderna avrebbe molto da dire. La campagna parla del giudizio sociale che si attribuisce su di una donna, a seconda di come si veste. In particolare parla di: tacchi, minigonna, scollature. La campagna ovviamente vuol dire che l'abito non fa il monaco, ma il solo fatto che sia promossa indica che c'è nel mondo del quotidiano un elevato tasso di maschilismo o di ignoranza. Sono diversi, come si vede dalla foto esplicativa, i giudizi che gli uomini e le donne danno delle donne a seconda di come vestono. Da tradizionale e puritana a prostituta, una gamma che a seconda dei centimetri si dipana nelle pieghe del vissuto, a questo punto, del giudicante. Tacco alto, gonna corta, seno in vista, brutta donna. Tacco zero, gonna lunga, collo alto, puritana. Insomma qualcosa che non si può vedere. Inconcepibile in un mondo moderno dove si cresce insieme, maschi e femmine, si fa sport insieme e si esce insieme. Medioevo. Non è chiaro se queste campagne devono terrorizzarci, per la mediocrità del senso comune, o se siano dei barlumi illuminanti. Tuttavia, questa, è una delle novità social del periodo e non poteva non passare sotto la nostra lente di ingrandimento.
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