Il tempo delle mele
Il tempo delle mele
Siamo figli di una cultura fondamentalmente romantica, che magnifica la passione sofferta come chiari segni di un vero amore in corso. Senza scomodare Denis de Rougemont , abbiamo conosciuto tutti persone che hanno sofferto per amore, quasi con voluttà, o lo siamo stati noi stessi.
Le relazioni tra uomo e donna erano di due tipi: o approvate dalla società e dalla Chiesa (fidanzamento ufficiale, matrimonio), oppure, amori clandestini o nascosti, condannati a produrre sensi di colpa e sofferenze senza fine.
Ma quanto era più bello trasgredire! Due secoli di letteratura ci hanno convinto che l'amore vero è quello proibito, e più si soffre meglio è…Anna Karenina, Madame Bovary, le sorelle Bronte e altre eroine romantiche gettavano via la sicurezza e la rispettabilità per poche ore di un amore appassionato. Sarà che queste relazioni scatenavano emozioni intense e subito dopo un distacco doloroso e difficile da dimenticare…ne seguiva tutta una poetica dell'abbandono e della morte interiore lontani dall'amato.
L'amore ufficiale era così noioso e scontato…certo, la sicurezza era importante, ma poi passavamo le ore sui romanzi. Tutte le ragazze cercavano un buon marito per poi sopportalo nella noia e trasferire sui figli aspirazioni e desideri mai realizzati.
Qualcuna più coraggiosa si ritagliava un amore proibito, una passione divorante da tenere ben serrata dentro al cuore badando che alla sera, davanti ai congiunti, non trapelasse una lacrima. Innamorarsi, a quei tempi, era l'innocente evasione da una vita di doveri, sacrifici e tributi alla morale imperante.
La forza dell'amore nascente era così temuta da tenere in casa le fanciulle e farle uscire solo accompagnate dai familiari…"…mamma, sorete e' ttu!…
La società temeva gli sconquassi delle sognanti passioni dell'adolescenza e faceva del suo meglio per dargli un ordine…l'aspirante fidanzato doveva possedere tutti i requisiti necessari e, soprattutto, manifestare serie intenzioni di metter su famiglia quanto prima.
I primi innamoramenti erano tenuti d'occhio; come dice un'anziana amica :" ai miei tempi se quello che ti piaceva aveva la casa e un buon lavoro ti era permesso innamorarti…"
Sembra che lo scopo dell'innamoramento fosse far unire due persone per creare una famiglia. Ma come si fa a 14 anni a pensare alla famiglia? Un ragazzo vuole complicità , passione, felicità senza progetti che gli cadono addosso e che, soprattutto, non ha fatto lui. Meno male che la società è cambiata e oggi si può amare senza render conto a nessuno.
E quelli che non si inquadravano? Brutto affare, per loro. Esposti al giudizio della famiglia, della parrocchia, del parentado…le ragazze bollate d'infamia e di pesanti titoli. Ma come la solito, per i ragazzi la vita era più facile…la loro voglia di vivere amore e sesso senza impegnarsi era accettata con compiacimento in quanto giusta manifestazione di virilità. La società puritana aveva ideato l'ingegnoso marchingegno delle case di tolleranza, dove i giovanotti potevano sfogare i loro istinti (ma che bestioni!) con "quelle" e poi presentarsi alla fidanzatina calmi e rilassati. E per la donna nessuna valvola di sfogo…forse ricamare il corredo?
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