Le malattie reumatiche possono migliorare dal 60 fino all'85% con le immersioni in erba fresca di montagna. La fitobalenterapia può ridurre l'uso dei farmaci antidolorifici e antinfiammatori dopo 6 mesi dall'inizio cura.
La ricerca, nata per verificare l'efficacia e la tolleranza della fitobalneoterapia, in corso dal 1991 su circa 2 mila pazienti in media di 65 anni, per il 59% donne, grazie al lavoro congiunto di un team di medici, botanici e agronomi presso la struttura termale di Garniga Terme, in Trentino.
La ricerca, nata per verificare l'efficacia e la tolleranza della fitobalneoterapia, è tuttora in corso e prevede un arruolamento volontario di circa 300 pazienti ogni anno. Questo tipo di cura, hanno spiegato gli esperti, è tipico di alcune zone del Trentino, dell'Alto Adige e dell'Austria, ed è rivolta a chi accusa osteoartrosi, forme degenerative secondarie a traumatismi, reumatismi fibromiositici come borsiti, tendinite, entesiti, neuropatie da compressione, come il tunnel carpale, artropatie gottose croniche o il dolore cronico ricorrente del rachide. E' però sconsigliata a chi soffre di cardiopatie, nefropatie ed epatopatie scompensate, flebiti in atto, forme internistiche gravi. Nessun problema invece per le persone allergiche.
La fitobalneoterapia, consiste in immersioni in erba fresca, falciata tra i 1.200 e i 1.500 metri, composta da genziana, arnica montana, iperico, timo e trasportata nella struttura termale prima dell'essiccazione. Quindi viene posta in vasche per uno spessore di circa 50 centimetri, e qui lasciata fermentare, affinché produca calore: in due giorni raggiunge una temperatura anche di 60 gradi centigradi. I pazienti, quindi, sono immersi nell'erba calda per circa 20 minuti. Il ciclo terapeutico dura dieci giorni. Il calore prodotto avrebbe un effetto miorilassante e decontratturante.