Quando il concessionario ducati di Bologna a novembre mi contattò per propormi di tenere per lui i corsi per donne, a cui la ducati casa madre teneva molto, gli dissi che non avevo idea di che cosa si dovesse spiegare a una donna che voleva imparare ad andare in moto. Noi uomini impariamo a guidare col tempo e cominciamo presto perché la nostra ”fotta” (voglia) è blù a 14 15 anni e se abbiamo il motorino o anche una moto ci stiamo sopra tutto il giorno, indipendentemente da che si possa o meno utilizzare per strada. Le donne che vogliono migliorare la loro tecnica sono già capaci di andare ma mancano di sicurezza e vogliono acquisirla coi corsi tenuti da esperti.
Noi non eravamo esperti e volevo acquisire a mia volta l’esperienza conoscendo la realtà del motociclismo femminile, per questo gli ho chiesto una moto per affrontare il campionato monomarca monster 620 con una ragazza pilota, da principio il concessionario non fu proprio contento di darmi una moto che poteva facilmente venire distrutta durante il campionato, poi, col tempo, col passare delle gare ha cominciato sempre di più a caricarsi prendendo passione per lo sport, giungendo ad oggi, ad una gara dal termine del campionato, quasi più carico di me.
La strada non è stata facilissima, poiché ogni volta che hai a che fare con una persona che non conosci e soprattutto con la realtà che la circonda, non va sempre bene, difatti, la prima pilota che ebbi, la
Laura Fiorini, se ne andò subito dopo la prima gara finita con un ribaltamento in partenza, era una discreta pilota, sicuramente la migliore che abbia mai visto, tra l’altro ancora molto giovane e quindi con moltissime possibilità di miglioramento, ma un disguido, un colpo di istinto mio, un’ingenuità da manager in erba, me l’ha fatta sfuggire, uno scazzo con sua madre che secondo me doveva stare a casa e alla fine non sono riuscito a stare zitto e glie l’ho detto abbastanza chiaramente, solo che una ragazza di 18 anni che vive coi suoi e sente uno sconosciuto dire delle robacce alla propria madre non lo considera più un manager ma un nulla di buono, quindi l’ho persa, ho fatto karakiri e mi sono messo alla ricerca di un’altra pilota.
A questo punto non potevo più permettermi di perdere tempo con tanti cambiamenti e ho chiesto consiglio ad un mio amico, Paolo Bentivogli anche lui di Bologna e mi ha “raccomandato” una certa
Ketty della ducati, una “che è già conosciuta e non spacca i maroni”, è corretta diceva lui e sono andato ad incontrarla nel parcheggio della azienda. Non era proprio giovanissima come speravo, Paolo non mi aveva parlato chiaramente della sua età, ma mi fidavo e ci sono passato sopra perché mi sembrava sincera.
Questa mi dice che si sente un po’ demotivata per dei motivi personali e preferirebbe passare la palla ad una sua amica che lavora sempre in ducati, l'
Elena, più giovane e più veloce, io le ho detto che lei se voleva correre non doveva pensare di essere più lenta di un’altra, al massimo avrei potuto chiedere un’altra moto alla ducati per farle correre tutt’e due. In tanto tempo che sono su questa terra non avevo mai conosciuto nessuno che potesse passare i propri sogni ad un’altra persona solo per una presa di coscienza e un atto di puro altruismo, mi colpì molto, ma non credo che sia lo standard delle donne, credo che siano invece spesso molto più competitive degli uomini, più opportuniste alle volte, le donne non le capisco e adesso le capisco un po’ di più, ma alle volte mi incasino.
Così fu e alla gara seguente avevo 2 moto e 2 pilote donne, logicamente i tempi delle prove e la condotta in gara non riservarono nessuna sorpresa: ultima e penultima con dei distacchi da far venire male, dei distacchi a cui è meglio non pensare, ma era mugello, una pista complicata, con delle serie di curve in sequenza che se scazzi la prima dopo hai già perso 10 secondi perché sei lento in tutte le altre.
Alla gara seguente, misano il 3 agosto, la situazione migliorò e cambiarono anche i ruoli in squadra, la Ketty riuscì per tutte le prove e per la gara a stare davanti all’Elena; in gara soprattutto la soddisfazione più grande, la Ketty riuscì a giungere al traguardo terzultima sorpassando un concorrente maschio girando per tutta la gara sul ritmo del 2 e 02, benissimo!!!, eravamo riusciti ad infonderle quella fiducia che serve per aumentare il ritmo ed abbassare il tempo, quella fiducia (feeling) che serve per migliorare i propri limiti in ogni sport.
Dopo la gara del 3 agosto qualcosa cominciò ad incrinarsi nell’armonia della squadra, l’Elena, che era sempre accompagnata dal suo moroso cominciò ad incupirsi, si alzava male, il suo moroso faceva finta di non vedermi alla mattina nella mia tenda, robe da matti, infatti la gara successiva, sempre al mugello li ho invitati a restituirmi tuta e casco perché avevo già pensato di fare un cambio.
Oggi, ad una gara dal termine ho la squadra nuova e la volta scorsa a vallelunga mi sono trovato abbastanza bene con l’altra pilota, una ragazza simpatica che si chiama Mary, ma ha sempre il moroso attaccato ed è sempre una minaccia, perché ho capito che i morosi delle ragazze che corrono in moto, se non sono piloti pure loro, hanno il desiderio di fare da manager e scavalcare le parole del vero manager, che in genere è quello che paga, gestisce la squadra ed ha un minimo di esperienza se no non metterebbe a rischio la sua salute e i suoi capitali; quando una ragazza pilota ascolta di più il moroso che la squadra ha finito e comincia a peggiorare…..poi che dire della visione globale di uno che da campagnano di Roma (vallelunga) per venire a bologna la domenica sera va a prendere l’autostrada a roma e ci mette 6 ore?
La prossima gara sarà a imola e non ci saranno problemi di orientamento, anzi andrò col motorino avanti e indietro tutti i giorni da san Lazzaro dove abito…..da quando ho cominciato quest’avventura ho conosciuto tante donne motocicliste e tante aspiranti pilote, ma non ho ancora visto quello sguardo, non ho ancora sentito quella voce, quell’irriverenza che avevamo io e i “miei amici” dai 14 ai 25 anni, quando “saltavamo i fossi per la lunga”, ci spaccavamo e dopo 2 mesi eravamo di nuovo lì sopra ad aspettare di spaccarci un’altra volta.