Adozioni alle coppie gay: pediatri per il no, psicologi per il non so
Adozioni di minori alle coppie dello stesso sesso: è uno degli argomenti politici che gli schieramenti di destra e di sinistra tirano in ballo quando si tratta di trarre le somme sulle posizioni ideologiche relative al concetto di coppia e di famiglia. Chi ci è riuscito afferma di essere in una situazione positiva.
Irrisorio constatare che in linea di massima da sinistra si passa alla propositività, per arrivare a destra alla chiusura, tanta parte la giocano la modernità, la religiosità e l'abitudine.
Non è tutto da tenere, ma neanche tutto da buttare via: secondo il parere della psicologia infantile, al momento, non ci sarebbero termini di disciussione per poter valutare la reale incidenza positiva o negativa di questo evento, cioè la monosessualità in una coppia genitoriale. Per i pediatri invece già ci sarebbero dei materiali per poter bocciare questo genere di percorso.
Questo non ci esime però da alcune considerazioni: nella società è un reale tema che scotta, sia per chi è coinvolto che per chi invece fa da spettatore. Se per chi è immerso in questo percorso di lotta per la genitorialità, tutto sembra ovvio, così invece non è per chi non conosce bene la situazione o per chi non la vuole accettare.
L'unico vero allarme è nel mettere troppo in risalto il concetto di "manifestazione pubblica" di fatti privati, cioè la sindrome del pioniere, come è già stata abilmente denominata: si tratta di quel percorso che porta cioè le coppie omosessuali, nel caso in cui sia loro affidato il minore, a concentrare tutta la esistenza intorno a questo evento, facendolo così sempre più determinante, non solo per la coppia, ma anche per l'adottato.