MONEY dell'artista Marilù S. Manzini
MONEY  dell'artista Marilù S. Manzini
Pittrice, scultrice, fotografa, scrittrice e regista, Manzini segue molteplici filoni di ricerca artistica, muovendosi tra reale e immaginario, denuncia sociale e provocazione. La performance Money ha preso il via quasi come un flashmob che ha visto Marilù Manzini impegnata fin dalle prime luci dell’alba in Piazza Affari per porre l’accento su importanti temi dell’attualità economica e civile. L’artista ha ricoperto il suolo della sede del Palazzo della Borsa con 10mila banconote (false) da 50 euro, identiche alle originali.



In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, il denaro è sempre più il centro dei pensieri di tutti: una rincorsa per oggetti del desiderio che si infrange contro stipendi sempre più bassi e un caro vita in vertiginoso aumento. La performance di Marilù Manzini, volutamente di forte impatto, vuole far riflettere proprio sul ruolo che il denaro sta assumendo nelle nostre vite, un richiamo ad un’etica dei soldi dimenticata, a cui ciascuno di noi dovrebbe far ritorno. E lo strumento che Manzini utilizza, proprio in virtù della sua natura eclettica e anticonvenzionale, è l’azione artistica spinta fino ai suoi massimi limiti espressivi.

MONEY è dunque la “scossa” che l’artista manda come risposta ai giorni bui che stiamo attraversando, un appello attraverso l’arte destinato a chi vorrà finalmente toccare con mano lo stato delle cose per ristabilirne il giusto peso, un modo per “riconsegnare il volto etico del denaro. Perché etica ed estetica si fondano sul comune concetto di bellezza!”, come scrive nel testo critico il Centro Studi Milano '900 - Centro di ricerca ermeneutico scientifica dedicato all'arte Milanese del XX Secolo – che si riporta integralmente a seguire.



Dopo il crollo delle criptovalute e degli NFT che ha scosso le borse di tutto il mondo, cosa può riportare l’uomo a un corretto rapporto con il denaro, quale simmeliano bene di scambio primario il cui valore non può e non deve prescindere dalle regole etiche sottese, ma quasi sempre dimenticate? Con questo interrogativo Marilù Manzini affronta la sua nuova sfida artistica, per tastare appunto il polso, un po’ debole, dell’arte di oggi e della sua capacità di rispondere alle istanze che il presente ci richiede. Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, dice qualcuno… e Marilù è proprio quell’artista che non appena percepisce il moto tellurico che scuote dalle fondamenta il sistema, si butta a capofitto nell’arena e porta ogni sua azione ai limiti espressivi della poiesis artistica. Performer, artista multimediale, regista scrittrice, sceneggiatrice, pittrice, scultrice, designer…il suo eclettismo è tale da non poter essere ricondotto ad alcuna formula conosciuta, perché richiede in nuce di rompere le regole già assodate del fare arte, per ristabilirle su un nuovo tavolo da gioco!

Ecco che allora si inizia a intuire, senza dover chiamare in causa Hans Georg Gadamer, in cosa consiste il gioco: più immediatamente l’immagine corre a “F, come Falso” (Fake nel titolo originale), l’indimenticabile film di Orson Welles in cui il grande regista si diverte a scoperchiare il pentolone in cui si cuoce la minestra dell’arte contemporanea. Che per la Manzini si trasforma in un puzzle di 10.000 tessere, ordinatamente disposte alle 7 del mattino in Piazza Affari, il cui disegno unitario, come il foglio-mondo di cui ci parla Carlo Sini, a chi saprà riconoscerlo, potrà riconsegnare il volto etico del denaro. Perché etica ed estetica si fondano sul comune concetto di bellezza!

Un volto che si rivolge direttamente a chi guarda, a chi sarà presente a questa performance, e potrà riconoscervi la maschera del caro vita, il grifo della guerra, il niffo del caro carburanti, o la prosopopea di quel gigante mostruoso già prefigurato da Goya, che porta con sé desolazione e terrore… ma che impone, nell’era dei bitcoin e della virtualità, di guardare ciò che accade qui e ora, di toccare con mano, per non ritrovarsi, come Totò e Peppino nel memorabile film del 1956 il cui titolo, “la banda degli onesti”, ha non poche attinenze con la sferza critica della Manzini, con in mano un pugno di mosche…di filigrana grigia. Ed è così che chiunque è chiamato a rispondere all’estremo quesito, che ci pone Marilù Manzini: cosa c’è di reale in questo mondo e nel valore che gli diamo?
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