«La mia vita è la cultura e ogni giorno combatto per vederla libera». A parlare è Adele, una ragazza di 28 anni di origini campane che vive in Emilia Romagna ormai da 10 anni per inseguire il suo sogno sogno: vedere la cultura libera, condivisa e partecipata in Italia, «vederla tornare al centro dell’attenzione dell’uomo e della sua crescita spirituale e materiale».
Adele racconta la sua storia di lotta quotidiana sulla
piattaforma di storytelling che Enel ha realizzato nell’ambito della sua nuova e multicanale campagna pubblicitaria. Si tratta di un’iniziativa che l’azienda italiana fornitrice di energia ha voluto dedicare ai guerrieri del nostro Paese: eroi silenziosi che ogni giorno si scontrano con l’ingiustizia, la malattia, l’indifferenza e il disvalore. Quell’Italia cui nessuno dà voce e che invece ne rappresenta il cuore pulsante.
È proprio il disvalore l’aspetto che Adele denuncia e contro il quale combatte strenuamente ogni giorno, incontrando molteplici difficoltà: «Vorrei che l'Italia facesse questo: avesse quel pizzico di spavalderia per porre al centro del proprio interesse la cultura. Basterebbe poco, proprio quel poco che non c'è». Ma la guerra alla fine, dice, la vincerà lei.
Quella di Adele, come
la storia di Silvia, partecipante al concorso Enel Guerrieri, pubblicata da Vanity Fair lo scorso 3 Ottobre, è una storia di passione, costanza e determinazione, iniziata sin dalla tenera età con la contemplazione dei dipinti e dell’arte in tutte le sue forme: «Gli occhi sono il mio strumento per catturare l’essenza delle opere e le mani realizzano queste mie scoperte quotidiane attraverso la scrittura. L’arte è un mondo magico che ci dice chi eravamo, chi siamo e chi saremo».
Ecco perché Adele ha sentito così pressante dentro di sé l’esigenza di diffondere la bellezza e proclamarla bene universale attraverso il concorso lanciato dall’Enel lo scorso 26 Agosto e chiusosi il 7 Ottobre. Il messaggio che l’azienda intende lasciare, al di là del premio delle bici elettriche alle 5 storie più votate, è un messaggio di positività e speranza, non un inno alla violenza o alla ribellione.
L’arma di questa giovane guerriera, infatti, è la conoscenza, mossa dalla curiosità: non arreca danni, ma produce frutto. E lo scudo per difendersi dalla paura di esprimere le proprie idee, dall’incomprensione di chi pensa che di arte non si possa vivere per Adele è «un'opera che mi parli di sé, che mi accolga senza chiedermi niente, che mi ascolti senza interrompere e che mi consoli con i suoi colori, la sua levigatezza e il suo disegno».
L’unico modo per andare avanti, conclude, è considerare la paura come un’alleata e una compagna di viaggio: «del resto provare a sconfiggerla è come perdere in partenza».
Bisogna invece «focalizzarsi sull'obiettivo e portarsi dietro tutto quello che ha, compresa la paura: così si affronta la battaglia e si può vincere la guerra». Così si impara a non buttarsi giù dinanzi alle difficoltà e fare di ogni istante un’occasione di crescita per la propria vita.