Neonati e il pianto notturno: il dilemma dei neo genitori, in questa situazione, è sempre lo stesso: accorrere per coccolare o lasciare piangere per educare? L'età in cui il bambino lamenta la presenza della mamma anche la notte potrebbe in alcuni casi essere limitata al primo anno, in altri casi, spesso protrarsi fino ai tre anni di età, in qualche raro caso il problema si allunga anche oltre.
Una ricerca condotta sul neonato e pubblicata sulla rivista Developmental Psychology ed effettuata della Temple University assicura che nella maggior parte dei casi, il problema del continuo risveglio del neonato nel sonno, dipende maggiormente dalla reazione del genitore, in alcuni casi anche lo stato di salute della mamma, durante la gravidanza, potrebbe infierire e assestare il neonato verso un sonno irregolare.
Nelle ricerca si illustra come il sonno del neonato e del bebé sia regolato in realtà da cicli prevedibili, che possono però subire delle variazioni anche gravi e difficili da correggere in breve tempo, se non si riesce a trovare subito una risposta precisa alle reazioni del bimbo.
Non ci sono carte magiche, tuttavia lo studio ha dimostrato osservando 1.200 neonati, che l'unico modo per avere buoni risultati è fare in modo che il bambino si riaddormenti da solo, imparando a farlo nel minore tempo possibile. Quando il bimbo si riaddormenterà da solo, automaticamente inizierà ad avere un riposo regolare e anche meno stressante per i genitori.
Il temperamento e i fattori genetici del bimbo sono i primi due dati salienti da considerare per avere una proiezione del suo ciclo del sonno, insieme a questo la capacità della mamma di fare addormentare il bimbo, dopo l'allattamento, in autonomia. Una informazione molto importante che lo studio rende, è relativa alla gravidanza: le mamme che soffrono di depressione durante e dopo il parto possono incidere sulla irregolarità del sonno del neonato.