
Autrice: Jenny Downham
Trad. it.: Segio Claudio Perroni
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2008
“Fino a quando riuscirò a farcela? Non lo so. L’unica cosa che so è che ho due scelte: o avvoltolarmi nelle coperte e continuare a morire, o rimettere insieme l’elenco [di cose da fare] e continuare a vivere.”
Tessa ha sedici anni ed è consumata dalla leucemia. Sapendo di avere a disposizione solo qualche mese di vita, decide che non vuole morire senza essere riuscita a vivere decentemente e compila una lista di cose da fare prima di addormentarsi per sempre. Vuole fare sesso, provare qualche droga, trascorrere una giornata dicendo sempre sì, far tornare insieme i suoi genitori separati e vuole innamorarsi. Per realizzare questi suoi propositi si fa aiutare dalla sua migliore amica Zoey, che è l'unica a non trattarla da malata.
È impossibile non emozionarsi e non piangere, leggendo questo romanzo. È impossibile non sperare che accada un miracolo e che Tessa possa continuare a vivere; ma non accadrà. Jenny Downham, alla sua prima prova letteraria, conquista il cuore dei lettori raccontando una storia carica di affetto e di dolore, di speranza e di rassegnazione, creando un personaggio indimenticabile che, avvicinandosi all’inevitabile morte, vuole disperatamente vivere. È una lotta contro il tempo quella di Tessa. Viene raccontato anche, in maniera molto verosimile, il piccolo mondo che la circonda: il padre che ancora si illude di trovare la cura che salverà sua figlia, la sua amica anticonvenzionale che la trascina in inaspettate avventure, il suo fratellino che vuole diventare mago e le regala un libro contenente “101 modi assurdi per presentarsi al creatore”, sua madre che si riavvicina alla famiglia in questi ultimi mesi, il ragazzo di cui si innamora, i medici che “non hanno una gran preparazione in materia di morte” e che dicono poco perché non possono fare un’ipotesi ottimistica ma non ne vogliono fare una pessimistica; e poi c’è il mondo impreparato e ipocrita delle persone sconosciute, che rimangono di sasso quando Tessa dice apertamente che no, non guarirà: “Le guardo mentre capiscono. Comincia dagli occhi, poi si diffonde giù per le guance fino alla bocca. È tutto così prevedibile. Adesso non mi chiederanno più niente, perché le domande educate sono finite”. Ma l’arma vincente che Tessa continua a conservare, nonostante l’odore della morte si avvicini sempre più, è l’ironia: scherza addirittura sul proprio funerale dicendo che le dispiace di non poterci essere dato che adora le cerimonie, e chiede di mandarle un sms se a qualcuno viene in mente un’idea per qualche bell’inno.
Tutto ciò è raccontato con un linguaggio semplice, scorrevole e coinvolgente. L’unica pecca è che in alcuni passaggi è un po’ troppo adolescenziale, ma d’altra parte l’età della protagonista è tale da non poterlo evitare. È originale ed azzeccata, invece, la struttura dell’ultima parte del romanzo, che riproduce i pochi ultimi disordinati pensieri di cui Tessa riesce ad essere consapevole.
Noi esseri umani viviamo nella convinzione di essere eterni: facciamo programmi, rimandiamo impegni e progetti, rimandiamo la realizzazione di un sogno o di un desidero, illudendoci che tanto ci sarà sempre tempo di fare tutto. Ma non è così. Il messaggio che la Downham ci lascia, attraverso il racconto della vita e della morte di questa coraggiosa ragazzina, è che la maggior parte di noi non può sapere quando arriverà la propria fine, e allora, forse, vale la pena cercare di Vivere al posto di sopravvivere, fino a quando ci verrà data la possibilità di farlo.