L'ultima opera di Garcìa Marquez - da un mese in libreria, edita da Mondadori - esprime già nel titolo, " Vivere per raccontarla ", l'essenza del libro: un'autobiografia appassionata, di cui lo stesso autore dice " è il romanzo che ho cercato per tutta la vita". Per chi conosce la sua produzione, ritroverà la ricchezza di registri narrativi delle sue opere migliori, che si avvicendano tra le pagine come una ricca partitura musicale: si inizia un viaggio, attraverso un paese, la Colombia, di cui si conoscono le lotte politiche, le guerre civili, come in un grande affresco, affollato di volti e di voci, e attraverso una vita, che è insieme lotta per la sopravvivenza e affermazione di un talento, tenace, potente, appassionato. Si ritrovano qua e là elementi surreali, tipici della narrativa sudamericana, con pennellate delicate che sfumano il fantastico nella leggenda, godibili anche per un lettore affezionato alla razionalità occidentale e suscettibile alle incursioni nel magico. Si riconoscono molte delle figure che hanno ispirato le sue opere migliori, come " L'amore ai tempi del colera" , " Cent'anni di solitudine ", " Cronaca di una morte annunciata ". E' l'epopea di una famiglia, e di un popolo, e l'avventura di un uomo per cui " la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla". E' il valore della memoria come senso di sè, come identità sottratta all'anonimato, che sopravvive alla cancellazione del tempo, e porta un sapore, una fragranza che dura. Leggere, per viverla...