" Vestivamo alla marinara ", l'unico libro di Susanna Agnelli, scritto a distanza di circa trent'anni dal periodo di cui racconta, è uno spaccato autobiografico del ventennio fascista, in cui rivivono, ritratti in momenti particolari, personaggi noti alla storia, come Ciano, Malaparte, lo stesso Mussolini, e la maggior parte dei membri della famiglia Agnelli di quegli anni.
Il racconto accompagna il lettore nella conoscenza del percorso formativo dell'autrice, dalle esperienze ed emozioni di una infanzia vissuta entro i confini di un'educazione spartana ed austera, che poco indulgeva nel conforto affettivo, come nelle piacevolezze, anche spicciole, che il livello di agiatezza rendeva possibili, a quelle della adolescenza e della prima giovinezza, vissute attraverso le vicissitudini familiari, come la temporanea separazione dalla madre, l'adattamento al regime educativo dei collegi, e quelle generali dovute alla guerra, e alla prestazione volontaria come infermiera, imbarcata nelle navi della CRI, o negli ospedali.
Tante sono le immagini che restano impresse, come istantanee di famiglia,finito il libro:così, ad esempio, quella del fratello Gianni, scolaro irrequieto, mentre lancia su un camion in corsa la cartella di un compagno; o, giovane militare, mentre sopporta stoicamente il dolore di una caviglia spezzata, in un contesto di precarietà e sbandamento nell'imminenza della liberazione; o, ancora, quelle di partigiani impauriti in un'azione di guerriglia, o di tedeschi in fuga. E lo sguardo dell'autrice è di volta in volta carico di umanità, commozione, ironia, amarezza, che si esprimono in uno stile semplice, sobrio, incisivo, che fa amare la sua storia e quella del suo paese.