Passione pura che vive per sé soltanto, senza fine, senza scopo alcuno né risoluzione, nell'intreccio di questo affresco quasi Pre-Raffaelita, che racchiude pennellate di generi letterari diversi: "blank verses" in perfetto stile vittoriano, miti, satire, intrecci romantici, si snodano circolarmente nell'intreccio di una Storia che, talvolta, mantiene la singolare abitudine di ripetersi, se alcuni cicli non vengono presto interrotti.
Sgocciola, così, una meraviglia composita nel magico copione che sembra recitare Roland Mitchell, giovane studioso londinese dall'animo mite e discreto, insieme alla sua collega Maud Bailey.
Un copione del XIX secolo dato da due minute di una lettera, per una donna, scritte dal poeta Randolph Henry Ash e nascoste in un libro appartenuto allo stesso, che Roland ritrova per caso.
Un amore clandestino, una falla oscura sfuggita alla vista lenticolare degli studiosi di Ash, che Roland decide in-sub-coscientemente di rivivere, precipitando con Maud in una ricerca-labirinto che condurrà entrambi ad una sorta di regressione nelle leggi della storia generale.
Come una tela di un ragno, infatti, si dipanano i filamenti della vita di Ash e di Christabel LaMotte, e ancora brandelli di altre esistenze accomunate da un'esplosione di "possessioni" che non risparmiano Roland e Maud, catturati, assorbiti, deposti, in una storia che ben presto diverrà la loro.
La vicenda vive di sé, nutrendosi di respiri bi-dimensionali governati da un ordine quasi pittorico: "Possession", infatti, sembra volere urlare al lettore, forse per liberarsene, forse per compiacersene, le tonalità con cui conflitti, temi e personaggi vengono creati: colori cremosi paiono distendere una scrittura volutamente sensuale, a volte calligraficamente visionaria, su una tavolozza pre-raffaelita che diviene scenario e teatro di lotta dell'elemento femminile contro quello maschile: solo che
Yin versus Yan non confluisce, qui, in Tai Chi, simbolo di interazione avvenuta.
Restano, pertanto, i toni del verde a rappresentare la quintessenza femminile -anche il pallore di qualche viso pare innestarsi su una gradazione cromatica di verde- e i colori della terra, emblemi di quella maschile.
Identità mutabili, però, liquide e in successione come le acque delle cascate di Thompson Foss, metafora della limitazione maschile sull'energia femminile: acqua circondata da rocce, confine tra elementi diversi in perenne opposizione e bisogno reciproco.
Dal frammento "Melusina", che rievoca con grida concave la nemesi di promesse non mantenute, facendo assurgere la fata del Mito a simbolo dell'enigmatico connubio, che si può ricreare con le forze misteriose della natura e della libertà femminile, cogliamo palpiti di denuncia sociale, direttamente provenienti dal fondo emozionale di un'autrice, come la Byatt, da anni attivista nella difesa dei diritti delle donne.
Fiera Maud, sebbene la sua figura tenda a suggerire una femminilità lievemente più debole di quella di Christabel: mentre il primo personaggio nel motivato desiderio di essere femminista limita se stesso, il secondo, pur oggetto di desiderio, diventa illimitato, incontenibile come le acque di una fontana, onnipresente.
Resta pur vero che, mentre Ash abbia invano tentato di possedere totalmente Christabel, lo stesso non si può affermare di Roland nei confronti di Maud, la quale quotidianamente deve lottare per farsi accettare in un ambiente accademico dominato da invidie e pregiudizi radicati, come Christabel, un secolo prima, combatteva per un'indipendenza negata da una società repressiva e convenzionale.
Affiorano sparuti personaggi, avvoltoi, liriche; ed episodi centrali e periferici si susseguono in un afflato prosastico ardente, gonfio, perplesso, sospeso tra segreti -solo uno, alla fine, sarà tutelato dalla morbosa curiosità degli storici e rivelato esclusivamente al lettore!- e pagine del diario di Ellen, moglie del "Gran Ventriloquo" Randolph Henry Ash, che il mondo accademico brama.
Passioni e Possessioni rincorse da una scrittura aurorale, che si conclude senza mai realizzarsi o compiersi appieno e che, forse, sembra tentare di interrompere finalmente "quel" ciclo della Storia nella scena del giardino: "no reason why he schould not go out into the garden"...
No, Roland! Non c'è alcuna ragione per cui tu non possa entrare in quel giardino...coraggio, vieni!Editore : Einaudi tascabili